Quattro anni dopo un colpo di stato militare, il 21 settembre l’89 per cento degli elettori guineani ha approvato con un referendum una nuova costituzione, che apre la strada alla fine della transizione verso la democrazia, ma anche alla candidatura del capo della giunta Mamadi Doumbouya alle prossime elezioni presidenziali.
L’89,38 per cento degli elettori ha approvato la nuova costituzione, mentre il tasso di partecipazione è stato dell’86,42 per cento, secondo i risultati provvisori annunciati la sera del 23 settembre da Ibrahima Kalil Condé, ministro dell’amministrazione territoriale e del decentramento.
Il ministro ha sottolineato che il referendum si è svolto “in un clima tranquillo e in tutta sicurezza” e ha ribadito l’impegno della giunta “a garantire un processo elettorale trasparente, credibile e conforme ai princìpi democratici della nostra repubblica”.
I risultati definitivi saranno annunciati dalla corte suprema nei prossimi giorni.
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Accusando la giunta militare di aver organizzato il referendum per garantirsi la permanenza al potere, i principali leader dell’opposizione avevano invitato a boicottare il voto, denunciando una “farsa elettorale”.
Ma nonostante l’invito, i guineani sono andati alle urne in massa. La maggior parte degli elettori intervistati dall’Afp ha dichiarato di aver votato per accelerare la fine della transizione.
Inizialmente la giunta si era impegnata a restituire il potere ai civili entro la fine del 2024.
Da quando ha rovesciato il presidente eletto Alpha Condé nel 2021, Doumbouya, 40 anni, governa il paese con il pugno di ferro.
Alcuni partiti e mezzi d’informazione sono stati sospesi, mentre le rare manifestazioni – formalmente vietate dal 2022 – sono state represse. Molti oppositori sono stati arrestati o costretti all’esilio, e si sono moltiplicati i casi di sparizioni forzate e rapimenti.
La nuova costituzione sostituisce la “carta della transizione”, emanata dalla giunta dopo il colpo di stato, che vietava ai suoi membri di candidarsi a future elezioni. Questo divieto è stato rimosso nel nuovo testo, che apre quindi la strada alla candidatura di Doumbouya, attualmente capo dello stato e delle forze armate.