Il 3 settembre il capo dello stato uscente, Irfaan Ali, ha annunciato di aver vinto le elezioni presidenziali del 1 settembre in Guyana, un piccolo paese sudamericano con le più grandi riserve di petrolio pro capite del mondo.

Ali, 45 anni, di centrosinistra, si è impegnato a sconfiggere la povertà grazie alle ricche entrate petrolifere del paese, che nei prossimi anni sono destinate ad aumentare. Dovrà anche gestire la spinosa questione dell’Esequibo, una regione ricca di petrolio rivendicata dal Venezuela.

“I numeri parlano chiaro. Il Partito progressista del popolo/Civic (Ppp/C) ha ottenuto una vittoria schiacciante. Abbiamo una grande maggioranza e siamo pronti a far progredire il paese”, ha affermato Ali.

La commissione elettorale, però, non ha ancora pubblicato i risultati delle elezioni, che erano sia presidenziali sia legislative.

Secondo gli osservatori internazionali del Carter Center e dell’Unione europea, le elezioni si sono svolte senza “irregolarità significative”, anche se in precedenza Ali aveva goduto di vantaggi indebiti in campagna elettorale.

“La Guyana sarà presto un paese ricco, ma rimane da capire se sarà un paese ricco popolato da poveri o un paese ricco fondato su una democrazia che non emargina le persone”, ha commentato il 3 settembre Jason Carter, capo degli osservatori del Carter Center e nipote dell’ex presidente statunitense Jimmy Carter.

Negli ultimi cinque anni le entrate petrolifere hanno permesso di quadruplicare il bilancio dello stato (6,7 miliardi di dollari nel 2025) e di avere la crescita economica più forte dell’America Latina (43,6 per cento nel 2024).

La Guyana, che ha cominciato a estrarre il petrolio nel 2019, punta ad aumentare la produzione da 650.000 a più di un milione di barili al giorno entro il 2030.

In campagna elettorale Ali aveva promesso investimenti nelle infrastrutture, aumenti salariali e pensionistici, e una riduzione del prezzo dell’elettricità.

L’opposizione e una parte della società civile gli rimproverano però, tra le altre cose, il notevole aumento del costo della vita. “Disponiamo di ricchezze come non mai, ma la gente è ancora povera”, ha dichiarato l’oppositrice Amanzia Walton-Desir, candidata alle presidenziali, denunciando anche una “diffusa corruzione”.