Almeno sette persone sono morte e decine sono rimaste ferite negli scontri scoppiati durante le manifestazioni antigovernative a Lomé, hanno affermato il 29 giugno alcune organizzazioni della società civile, denunciando “le violenze commesse dalle forze dell’ordine e dalle milizie filogovernative”.
Sette corpi sono stati recuperati dai corsi d’acqua della capitale, hanno riferito queste organizzazioni, segnalando anche “decine di feriti” e “più di sessanta arresti” in tre giorni di proteste, dal 26 al 28 giugno.
Il governo togolese ha reagito denunciando dei “tentativi di strumentalizzazione”.
“I risultati delle analisi medico-legali dimostrano che i decessi sono avvenuti per annegamento”, ha affermato, senza fornire informazioni sul numero delle vittime.
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“Vorrei congratularmi con le nostre forze di sicurezza per la loro professionalità”, ha affermato la sera del 29 giugno alla tv di stato il ministro dell’amministrazione territoriale Hodabalo Awaté.
“In base alla costituzione togolese, abbiamo il diritto di manifestare pacificamente senza subire la brutalità delle forze di sicurezza”, ha dichiarato all’Afp David Dosseh, portavoce del Front citoyen Togo debout, un’organizzazione della società civile.
Le manifestazioni di protesta sono rare in Togo, ma già il 5 e 6 giugno molti giovani erano scesi in piazza e decine erano stati arrestati. Alcuni di loro avevano riferito ad Amnesty international di essere stati “picchiati e torturati”.
Tra il 26 e il 28 giugno alcuni manifestanti hanno bruciato pneumatici ed eretto barricate, mentre le forze di sicurezza hanno reagito lanciando gas lacrimogeni.
I manifestanti protestavano contro l’arresto di alcuni oppositori, l’aumento del prezzo dell’elettricità e una riforma costituzionale che ha permesso all’attuale primo ministro Faure Gnassingbé, 59 anni, di consolidare il suo potere. Gnassingbé era già stato presidente dal 2005 al 2025.
A metà giugno le autorità togolesi hanno sospeso per tre mesi le emittenti francesi France 24 e Radio France internationale (Rfi), accusandole di aver diffuso “notizie false e tendenziose” sulle manifestazioni del 5 e 6 giugno.