Il 26 giugno il Messico ha vietato gli spettacoli con delfini e balene, dopo che a marzo la capitale Città del Messico aveva messo fuori legge le corride con uccisione dei tori.
Dopo il senato, anche la camera dei deputati ha approvato all’unanimità un testo che modifica la legge generale sulla fauna selvatica vietando l’uso dei cetacei a scopi d’intrattenimento o alimentazione.
La legge vieta anche i delfinari, grandi acquari per cetacei, stabilendo che i delfini possono essere tenuti in cattività solo “in aree marine delimitate e non in strutture di cemento, come piscine e vasche”.
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È previsto un periodo di transizione per tutelare le persone che lavorano attualmente in parchi acquatici e delfinari. Il Messico ospita l’8 per cento dei delfini in cattività del mondo, secondo i dati del congresso, il parlamento bicamerale messicano.
“Questa votazione costituisce un passo decisivo verso la fine dello sfruttamento di balene, delfini e altri mammiferi marini a scopi d’intrattenimento”, ha affermato in un comunicato l’ong Humane world for animals.
Secondo l’ong, in Messico ci sono attualmente circa 350 delfini in cattività che “dovranno essere trasferiti in aree marine delimitate”, come prevede la nuova legislazione. Secondo Sos dauphins, nel mondo ci sono circa tremila delfini in cattività.
Il divieto delle corride
A marzo, dopo una lunga battaglia legale, l’assemblea legislativa di Città del Messico, in cui ha la maggioranza il partito di sinistra al potere Morena, aveva vietato le corride con uccisione dei tori.
Le armi usate dai toreri sono ormai bandite dalla Plaza de toros monumental di Città del Messico, che con i suoi 42mila posti è la più grande arena del mondo.
È permesso solo l’uso della muleta, il tradizionale drappo rosso, secondo il testo approvato dall’assemblea legislativa locale.