A più di dieci anni dalla scoperta presso un ex centro d’accoglienza cattolico di una fossa comune in cui sono sepolti 796 bambini, alcuni operai hanno avviato i lavori propedeutici alle prime esumazioni previste per luglio.

L’obiettivo è identificare le vittime e dargli una sepoltura dignitosa.

Il 16 giugno gli operai hanno installato una recizione per delimitare il perimetro della fossa comune.

“Nessuno voleva ascoltarmi”

Nel 2014 la storica irlandese Catherine Corless aveva dimostrato che i bambini, di età compresa tra pochi giorni e nove anni, erano morti nell’istituto religioso, che si trova a Tuam, circa 220 chilometri a ovest di Dublino.

“Quando ho cominciato a lavorare a questo progetto nessuno voleva ascoltarmi”, ha dichiarato all’Afp Corless, 71 anni.

Le sue ricerche avevano permesso d’identificare il luogo in cui i corpi erano stati sepolti, dove il 10 luglio cominceranno gli scavi: l’ex fossa settica dell’istituto.

Anche se questa struttura per donne incinte non sposate e per i loro bambini era stata demolita nel 1972 per fare posto a un complesso residenziale, la fossa settica è rimasta intatta.

Resti umani di neonati erano già stati rinvenuti nella fossa comune durante i primi scavi condotti tra il 2016 e il 2017.

Commissione d’inchiesta

Le scoperte di Corless, che hanno fatto scalpore in Irlanda, hanno portato alla creazione di una commissione d’inchiesta nazionale sugli abusi inflitti a donne e bambini negli istituti cattolici.

Nel suo rapporto finale pubblicato nel 2021, la commissione aveva rilevato “livelli allarmanti di mortalità infantile” in questi istituti, dove secondo le stime sono morti circa novemila bambini.

In totale tra il 1922 e il 1998 circa 56mila donne e 57mila bambini sono stati rinchiusi in queste strutture.

All’epoca le donne incinte non sposate finivano negli istituti religiosi su iniziativa dello stato e della potente chiesa cattolica, che spesso li gestivano congiuntamente.

Qui partorivano prima di essere separate dai figli, che spesso erano dati in adozione.