L’11 giugno il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato che è stato raggiunto a Londra un accordo di principio sulle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, che secondo lui permetterà a Washington di ottenere forniture di terre rare da Pechino.

“È stato raggiunto un accordo con la Cina, che dovrà essere approvato da me e dal presidente cinese Xi Jinping”, ha dichiarato Trump sul suo social network Truth Social. “Posso dire che otterremo le terre rare di cui abbiamo bisogno”.

“Noi faremo la nostra parte, permettendo agli studenti cinesi di frequentare le nostre università”, ha aggiunto.

Nella notte tra il 10 e l’11 giugno i negoziatori statunitensi e cinesi avevano annunciato di essersi accordati, dopo due giorni di colloqui, su un “quadro generale” per appianare le loro divergenze commerciali.

Le terre rare – un gruppo di diciassette elementi chimici fondamentali per la produzione di batterie elettriche, turbine eoliche e sistemi di difesa (missili, radar, satelliti) – erano una questione chiave dei negoziati nella capitale britannica.

Il vicepremier cinese He Lifeng, che guidava la delegazione di Pechino, ha sottolineato la necessità che i due paesi rafforzino ulteriormente il loro livello di collaborazione.

Le principali borse mondiali hanno accolto con favore la notizia dell’intesa tra Washington e Pechino. Le borse di Tokyo e Seoul hanno chiuso in rialzo rispettivamente dello 0,54 e dell’1,23 per cento.

I negoziati di maggio

Il 12 maggio gli Stati Uniti e la Cina avevano annunciato, dopo due giorni di negoziati a Ginevra, in Svizzera, la sospensione per novanta giorni della maggior parte dei dazi doganali reciproci, segnando una distensione nella guerra commerciale che ha scosso l’economia mondiale.

Le parti avevano accettato di sospendere i dazi aggiuntivi del 115 per cento che si erano imposte nelle settimane precedenti, nell’ambito di un’escalation scatenata ad aprile da Trump, che denunciava relazioni commerciali sbilanciate a favore della Cina.

La decisione aveva riportato temporaneamente al 30 per cento i dazi aggiuntivi statunitensi sui prodotti cinesi e al 10 per cento quelli cinesi sui prodotti statunitensi.