Martina Carbonaro, scomparsa il 26 maggio ad Afragola, è stata trovata la notte del 28 maggio dai carabinieri in un edificio abbandonato dello stesso comune, che si trova alla periferia di Napoli.
Il suo corpo era nascosto sotto un vecchio armadio in mezzo ai rifiuti. L’omicidio è stato confessato dall’ex ragazzo, che ha 19 anni. Lo hanno riferito le autorità. Il ragazzo è accusato di averla colpita alla testa almeno quattro volte con una pietra, causandone la morte, ed è stato arrestato per omicidio volontario pluriaggravato e occultamento di cadavere.
Quello di Carbonaro è l’ultimo caso di femminicidio, ma appena nell’aprile scorso altri due avevano riguardato due ragazze molto giovani.
Il sindaco di Afragola, Antonio Pannone, ha denunciato su Facebook “un’immensa tragedia che ha scosso la nostra comunità, sconvolta dalla barbarie di chi ha mancato di rispetto alla libertà e alla dignità di una giovanissima donna” vittima di “violenza cieca”.
Il sindaco ha anche organizzato un corteo il 28 maggio in memoria della “nostra giovanissima concittadina, vittima di femminicidio”.
La madre della ragazza, Fiorenza Cossentino, ha dichiarato ai giornalisti che il presunto autore “si è finto” innocente partecipando alla ricerche della ragazza nei giorni precedenti al ritrovamento. Secondo Cossentino, il ragazzo era già stato violento con la figlia. “Le donne vanno protette”, soprattutto “le minorenni”, ha detto la donna.
Già ad aprile il femminicidio di due studenti a pochi giorni di distanza l’una dall’altra aveva scatenato un’ondata di indignazione e proteste da parte dei collettivi femministi italiani che erano scesi in piazza con lo slogan: “Ci vogliamo vive”.
Lo scorso dicembre, uno studente di 22 anni, Filippo Turetta, che un anno prima aveva accoltellato la sua ex Giulia Cecchettin, uccidendola, è stato condannato all’ergastolo. Questo femminicidio ha sconvolto l’Italia e ha riacceso il dibattito sulla violenza contro le donne.
All’inizio di marzo, il governo ha adottato una riforma che rende il femminicidio un reato a sé stante e non più una semplice variante dell’omicidio. La presidente del consiglio Giorgia Meloni l’ha salutata come “un nuovo passo avanti (…) per contrastare la violenza contro le donne”. Ma molte giuriste e attiviste si sono opposte alla riforma dicendo che promettere pene più severe non serve a contrastare la violenza maschile, che ha una radice culturale.