José “Pepe” Mujica, ex guerrigliero diventato presidente dell’Uruguay (2010-2015) e figura di spicco della sinistra latinoamericana, è morto il 13 maggio a 89 anni.
“Con profondo dolore annunciamo la scomparsa del nostro compagno Pepe Mujica”, ha affermato sul social network X l’attuale presidente Yamandú Orsi.
Il governo ha proclamato tre giorni di lutto nazionale e annunciato una veglia funebre nel Palazzo legislativo della capitale Montevideo.
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Definito “il presidente più povero del mondo” per aver devoluto la quasi totalità dei suoi guadagni da capo dello stato a un programma di edilizia popolare, Mujica aveva rivelato all’inizio dell’anno che il cancro all’esofago diagnosticato nel maggio 2024 si era diffuso al resto del corpo e che i trattamenti non erano più efficaci.
“Sto morendo. Anche il guerriero ha diritto al suo riposo”, aveva dichiarato.
Mujica si è impegnato fino all’ultimo per la sinistra uruguaiana. Esponente del Frente amplio, la coalizione che aveva portato la sinistra al governo per la prima volta nel 2005 con Tabaré Vázquez, nel novembre scorso aveva avuto un ruolo di primo piano nella campagna elettorale di Orsi.
“La vittoria di Orsi è un bellissimo regalo d’addio”, aveva dichiarato all’Afp dopo le presidenziali.
Mujica ha raggiunto una popolarità senza precedenti per un presidente dell’Uruguay, un paese di 3,4 milioni di abitanti stretto tra l’Argentina e il Brasile.
Nel 2012 aveva pronunciato a Rio de Janeiro uno storico discorso contro il consumismo durante una conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile.
L’anno successivo, all’assemblea generale delle Nazioni Unite, aveva denunciato il saccheggio delle risorse della Terra e il “dio mercato”.
Marijuana, aborto e matrimonio omosessuale
Mujica rivendicava con orgoglio le sue origini contadine. Da presidente aveva rifiutato di abbandonare la modesta fattoria alla periferia di Montevideo dove viveva con la moglie Lucía Topolansky, ex guerrigliera e vicepresidente durante il secondo mandato di Vázquez.
Negli anni sessanta Mujica era stato tra i fondatori del gruppo guerrigliero dei Tupamaros (Mln-T). Ferito da colpi d’arma da fuoco nel 1970, era stato imprigionato e torturato all’epoca della dittatura (1973-1985).
Da presidente aveva promosso la legalizzazione della marijuana, dell’aborto e del matrimonio omosessuale.