Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha definito “violatore seriale dei diritti umani” il suo collega salvadoregno Nayib Bukele, che aveva proposto di scambiare 252 venezuelani imprigionati nel suo paese dopo essere stati espulsi dagli Stati Uniti con “prigionieri politici” detenuti in Venezuela.

“Bukele è un violatore seriale dei diritti umani, e in particolare di quelli dei cittadini venezuelani”, ha dichiarato il 21 aprile Maduro durante il suo discorso settimanale in tv, chiedendo la “liberazione incondizionata dei prigionieri”.

“Di fronte a questo abuso dei diritti umani, gli dico: ‘Signor Bukele, rispetti la legge e liberi tutti questi giovani che sono stati rapiti. Oppure fornisca le prove dei crimini che hanno commesso’”, ha aggiunto.

“La detenzione dei venezuelani in Salvador è un crimine contro l’umanità”, ha concluso.

In precedenza anche il procuratore generale venezuelano Tarek William Saab aveva chiesto la “liberazione incondizionata dei migranti venezuelani”, invitando le autorità salvadoregne a rispondere alle richieste di spiegazioni di Caracas.

“Il caso dei venezuelani detenuti senza processo in Salvador non può essere paragonato alla situazione di persone arrestate in Venezuela per aver cercato di assassinare il presidente e per aver pianificato attentati”.

Il governo venezuelano denuncia spesso complotti reali o immaginari.

Il 20 aprile Nayib Bukele, un alleato chiave del presidente statunitense Donald Trump, aveva proposto a Caracas “un accordo umanitario che preveda il rimpatrio dei 252 detenuti venezuelani in cambio della liberazione di 252 prigionieri politici in Venezuela”.

A partire da marzo il Salvador ha accolto e rinchiuso in una prigione di massima sicurezza 288 migranti espulsi dagli Stati Uniti, tra cui 252 venezuelani, la maggior parte dei quali accusati di far parte della banda criminale Tren de Aragua, che Washington considera un’organizzazione terroristica.

Per espellere i migranti verso il Salvador, l’amministrazione Trump aveva invocato una legge di guerra del settecento, l’Alien enemies act, che permette al presidente di far arrestare o espellere i cittadini di stati nemici in tempo di guerra. Finora era stata usata solo tre volte: durante la guerra angloamericana del 1812, durante la prima guerra mondiale e durante la seconda guerra mondiale.

Il 20 aprile il presidente statunitense Donald Trump si è scagliato contro i giudici che si oppongono alle sue politiche, dopo che il giorno prima la corte suprema gli aveva inflitto un’importante battuta d’arresto, sospendendo temporaneamente le espulsioni di migranti venezuelani verso il Salvador.

In un messaggio pubblicato sul suo social network Truth Social, il presidente aveva attaccato i “pazzi della sinistra radicale, che si battono per riportare nel nostro paese assassini, narcotrafficanti e psicopatici”.

Secondo gli avvocati di molti dei venezuelani espulsi, i loro clienti non appartengono ad alcuna banda criminale, non hanno commesso reati e sono stati presi di mira principalmente per i loro tatuaggi.