L’amministrazione Trump ha proposto il 16 aprile di modificare la definizione di “danno” alle specie in pericolo in modo da non dover proteggere il loro habitat naturale, attirandosi le critiche delle organizzazioni ambientaliste.
La legge statunitense sulle specie in pericolo, approvata nel 1973, vieta di danneggiare animali e piante a rischio d’estinzione. L’attuale definizione giuridica del termine “danno” comprende anche la distruzione del loro habitat.
Questa definizione è stata confermata dalla corte suprema nel 1995.
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Il dipartimento dell’interno degli Stati Uniti, responsabile delle questioni ambientali, ha proposto però di modificare la definizione per limitarla all’uccisione o al ferimento intenzionale di un animale, escludendo quindi la distruzione dell’habitat.
La proposta è stata contestata dall’associazione ambientalista Earthjustice, secondo cui un proprietario terriero che decidesse di prosciugare uno stagno non potrebbe più essere perseguito per la morte di pesci appartenenti a una specie protetta.
“Le aziende del settore forestale, petrolifero e minerario, nonché lo stato, sarebbero liberi di distruggere gli habitat di specie protette”, ha affermato Earthjustice in un comunicato.
“L’amministrazione Trump sta cercando di riscrivere le basi della biologia”, ha aggiunto, sottolineando che “come tutti noi, anche le specie in pericolo hanno bisogno di un posto sicuro dove vivere”.
Incentivi all’estrazione del carbone
I cittadini avranno trenta giorni di tempo per presentare le loro osservazioni prima che la proposta sia finalizzata.
“Siamo pronti ad avviare un’azione legale per evitare che gli Stati Uniti abbandonino la fauna in pericolo”, ha avvertito Earthjustice.
Dal suo ritorno alla Casa Bianca il 20 gennaio, Donald Trump ha cancellato le politiche ambientali del suo predecessore Joe Biden, affermando tra le altre cose di voler rilanciare un progetto di oleodotto tra gli Stati Uniti e il Canada.
La settimana scorsa ha firmato degli ordini esecutivi che incentivano l’estrazione del carbone, il combustibile fossile più inquinante e uno dei fattori principali del riscaldamento globale.