Il 5 febbraio il gruppo ribelle M23, sostenuto dal Ruanda, ha ripreso la sua offensiva nell’est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), nonostante due giorni prima avesse proclamato un cessate il fuoco unilaterale per “motivi umanitari”.

Intanto, il bilancio dei combattimenti a Goma, il capoluogo del Nord Kivu, è salito ad almeno 2.900 morti, secondo le Nazioni Unite.

“Circa duemila corpi sono stati trovati nelle strade di Goma negli ultimi giorni e altri novecento erano già all’obitorio”, ha affermato Vivian van de Perre, un’alta responsabile della missione delle Nazioni Unite nella Rdc, aggiungendo che il bilancio è ancora provvisorio.

Dopo aver conquistato Goma la settimana scorsa, la sera del 3 febbraio l’M23 aveva proclamato un cessate il fuoco, aggiungendo di non avere “alcuna intenzione di conquistare Bukavu o altre città”. Bukavu è il capoluogo della vicina provincia del Sud Kivu.

Ma all’alba del 5 febbraio i miliziani dell’M23 e i soldati ruandesi hanno ripreso la loro offensiva nel Sud Kivu, assumendo il controllo della città mineraria di Nyabibwe, che si trova a circa cento chilometri da Bukavu.

“La proclamazione del cessate il fuoco era una farsa”, ha dichiarato all’Afp Patrick Muyaya, il portavoce del governo congolese.

La comunità internazionale e i paesi impegnati nella mediazione, tra cui l’Angola e il Kenya, stanno cercando di trovare una soluzione diplomatica alla crisi, temendo un allargamento del conflitto.

Secondo fonti diplomatiche, l’avanzata dell’M23 e dei soldati ruandesi potrebbe indebolire il governo del presidente congolese Félix Tshisekedi, rieletto per un secondo mandato nel dicembre 2023.

Kinshasa ha invitato la comunità internazionale ad adottare delle sanzioni contro il Ruanda.

“Si moltiplicano le dichiarazioni ma non vediamo azioni concrete”, ha affermato il 5 febbraio la ministra degli esteri congolese Thérèse Kayikwamba Wagner dopo un incontro a Bruxelles con il suo collega belga Maxime Prévot.

L’8 febbraio Tshisekedi e il presidente ruandese Paul Kagame parteciperanno a un vertice straordinario congiunto della Comunità dell’Africa orientale (Eac) e della Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (Sadc) a Dar es Salaam, in Tanzania.

Il 7 febbraio è anche prevista una riunione straordinaria del consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, su richiesta di Kinshasa, mentre l’ufficio del procuratore della Corte penale internazionale (Cpi) ha avvertito che è in corso un attento monitoraggio della situazione nella Rdc.

Kinshasa accusa il Ruanda di voler mettere le mani sulle risorse naturali delle province del Nord e del Sud Kivu, mentre Kigali smentisce e afferma di voler sradicare i gruppi armati che considera una minaccia alla sua sicurezza, in particolare le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr), attivi nell’est della Rdc.