Il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune è stato rieletto per un secondo mandato con quasi il 95 per cento dei voti in un’elezione caratterizzata da un basso tasso di partecipazione, secondo i risultati provvisori pubblicati l’8 settembre.
Il presidente dell’autorità elettorale Anie, Mohamed Charfi, ha annunciato la vittoria di Tebboune “con il 94,65 per cento dei voti, cioè 5,32 milioni di voti su 5,63 milioni di voti espressi”, senza fornire indicazioni sul tasso di partecipazione, che il giorno precedente era stato stimato a circa il 48 per cento.
L’affluenza alle urne era la vera posta in gioco delle presidenziali del 7 settembre. “Tebboune puntava a ottenere un grande sostegno popolare, a differenza di cinque anni fa”, ha dichiarato all’Afp Hasni Abidi, direttore del centro studi Cermam di Ginevra, in Svizzera.
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Nel dicembre 2019 Tebboune, 78 anni, aveva vinto le presidenziali con il 58 per cento dei voti, ma con un tasso di partecipazione di appena il 39,83 per cento. All’epoca le elezioni si erano svolte durante l’hirak, il grande movimento per la democrazia che aveva estromesso dal potere il presidente Abdelaziz Bouteflika.
Quest’anno solo due candidati si sono presentati contro Tebboune. Abdelali Hassani Chérif, leader del partito islamista moderato Msp, ha ottenuto il 3,17 per cento dei voti, mentre Youcef Aouchiche, leader del Fronte delle forze socialiste (Ffs, il più antico partito d’opposizione), ha ottenuto il 2,16 per cento.
In una mossa senza precedenti, i team dei tre candidati, compreso quello di Tebboune, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta la sera dell’8 settembre per denunciare “irregolarità e contraddizioni nei dati sull’affluenza comunicati dall’Anie”.
Poco prima Ahmed Sadouk, responsabile della campagna elettorale di Hassani, aveva definito i dati “una farsa”, contestando in particolare il fatto che l’Anie avesse calcolato una media tra i tassi di partecipazione di ciascuna regione, invece di fornire il dato nazionale.
Tebboune era il grande favorito del voto, avendo ricevuto il sostegno di quattro grandi partiti, tra cui il Fronte di liberazione nazionale (Fln, l’ex partito unico).
Tutti e tre i candidati affermavano di voler sostenere la ripresa dell’economia, che negli ultimi due anni è cresciuta del 4 per cento, e di volerla rendere meno dipendente dagli idrocarburi.
Grazie alle entrate delle esportazioni di gas naturale, Tebboune ha promesso di aumentare le pensioni e i salari, creare 450mila posti di lavoro e rendere l’Algeria “la seconda economia africana”.
Secondo Abidi, “quella di Tebboune è una vittoria a metà, perché non è riuscito a conquistare l’elettorato più giovane”.
Prima del voto l’ong Amnesty international aveva accusato il governo di “soffocare il dissenso e di procedere ad arresti arbitrari”.