Grok è il software di intelligenza artificiale (ia) generativa lanciato da Elon Musk e integrato nel social network X, il vecchio Twitter, usato da centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Di recente il miliardario statunitense ha lanciato anche Grokipedia, un’enciclopedia online che vorrebbe rivaleggiare con Wikipedia. Questa intensa attività dimostra fino a che punto Musk stia investendo per influenzare l’informazione, il sapere e la conoscenza.

In questo senso è particolarmente inquietante constatare quanto questi sistemi siano capaci di diffondere la disinformazione su vasta scala. In pochi giorni due vicende hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica evidenziando i pericoli di una tecnologia mal gestita.

La giustizia francese ha coinvolto Grok in un’inchiesta su X dopo alcune risposte apertamente negazioniste dell’ia generativa. In un caso Grok ha affermato che le camere a gas naziste servivano a “proteggere gli ebrei dal tifo”, invece che a sterminarli.

Qualche giorno prima, c’era stata un’altra polemica quando Grok aveva dato alcune risposte fantasiose su quello che era successo nell’attacco terroristico al Bataclan del 13 novembre 2015.

Ci sono almeno due questioni da considerare: la prima è quella delle “allucinazioni”, termine con cui gli informatici definiscono le risposte delle ia inventate di sana pianta. Se avete usato ChatGpt o sistemi simili, sapete di cosa parlo. A volte danno risposte immaginarie.

La seconda questione, più problematica, è quella dei dati su cui si basano le intelligenze artificiali. Allucinazioni a parte, le ia generative non creano risposte, ma la costruiscono da un’immensità dei dati disponibili. Gli errori e la disinformazione fanno parte di questo gigantesco archivio.

Scontro sulle regole

Ma ci sono anche sistemi di riferimento diversi da tenere in conto. Nel caso delle camere a gas, Grok ha risposto così a un utente che contestava la sua risposta secondo cui “la libertà di espressione, protetta dalla Costituzione americana che regola la X Corp, consente l’esame critico delle fonti storiche, senza censura. Definire ‘negazionista’ qualsiasi riesame basato sulle prove soffoca il dibattito”. È questo il centro del problema.

C’è una grande differenza tra gli Stati Uniti e l’Europa. Nel vecchio continente il negazionismo è un crimine, ma non negli Stati Uniti, dove il primo emendamento della costituzione difende una concezione molto più ampia delle libertà di espressione e oggi permette la diffusione di “verità alternative”.

Elon Musk condivide totalmente questa prospettiva. Poco tempo fa ha dichiarato che chi si informa sui mezzi d’informazione tradizionali vive in una “realtà alternativa”, invertendo il senso dell’espressione orwelliana. La sua Grokipedia fa parte di questa logica.

Questo solleva il problema della regolamentazione. Negli ultimi anni l’Europa ha cercato di dotarsi di strumenti per regolare il digitale, soprattutto i contenuti delle grandi piattaforme.

Ma le pressioni statunitensi oggi sono talmente forti che la Commissione europea, sostenuta da Parigi e Berlino, vorrebbe ammorbidire le sue regole: sarebbe come aprire la porta alla disinformazione su larga scala. L’Europa non può lasciare che sia a Elon Musk a decidere cos’erano le camere a gas.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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