Due giorni nella vita di due persone innamorate. Il primo, quando tutto comincia, e l’ultimo, quando ci si lascia. A chi legge, la possibilità di immaginare cosa è successo in mezzo. In questa puntata: Sarah, 32 anni.
Il primo giorno
“I nostri figli fanno la stessa attività dopo la scuola. Ci incrociamo spesso e i nostri partner vanno d’accordo tra loro. Sono sposata da dieci anni con un uomo di cui mi sono innamorata durante un lavoro estivo in un parco divertimenti. Ci siamo seguiti, ci siamo messi insieme e abbiamo avuto due figli. Il nostro matrimonio va bene, abbastanza da permettermi qualche avventura.
L’anno prima ne avevo parlato un po’ con mio marito. A mezza bocca avevamo accennato a questo desiderio di vedere altre persone e al fatto che, se era solo una questione fisica, non era così grave. Ci vedevo una sorta di tacito accordo, un’autorizzazione a cercare in qualcun altro quello che mio marito, depresso, non mi dava più fisicamente. Più di una volta avevo provato a stuzzicarlo, ma lui rimaneva impassibile e io finivo per andare a letto frustrata e arrabbiata.
Cerco nella mia testa la persona con cui potrei vivere questa esperienza. Non sono un’avventuriera da bar o da sito di incontri, così ripenso a questo padre di famiglia che incrocio alle lezioni di musica dei miei figli. Conservatorio, parco, ci vediamo ogni tanto e avverto nel suo sguardo che gli piaccio. Sento quella punta di desiderio, quell’attenzione particolare che non si dà agli amici o alle persone che fanno semplicemente parte del mondo circostante.
Una sera ceniamo tutti e quattro, sua moglie, mio marito e noi. Alla fine della serata con il cappotto sulle spalle e davanti alla porta esclama: ‘Abbiamo passato veramente una bella serata!’. Questa spontaneità – è raro che le persone dicano che sono contente – mi colpisce.
Durante la cena avevamo parlato di una canzone, me la manda. Il suo interesse si conferma il giorno in cui ho voglia di vederlo, di uscire, e scrivo a lui e a sua moglie per sapere se uno dei due è disponibile per andare a bere un bicchiere. ‘Dove vuoi, fammi sognare’, mi risponde subito lui, mentre sua moglie non è libera. Così ci ritroviamo in un bar dove la serata si prolunga fino all’una, alle due del mattino, fino alla chiusura del locale. Usciamo, la temperatura è gradevole, è la fine della primavera, gli propongo di ‘fare un pezzo di strada insieme in bici’ – una cosa assolutamente insensata. Mi ritrovo molto lontana dalla strada per tornare a casa, e al momento di tornare indietro ci fermiamo sotto un lampione.
‘Ho una gran voglia di baciarti’, mi dice, con il viso illuminato dalla luce del lampione. Dico di sì e lo facciamo, poi mi guarda: ‘Sai bene in che situazione siamo entrambi?’. ‘Sì, lo so, ci penseremo dopo’. Sul momento vivo tutto questo come una liberazione, un sollievo, come se avessi fatto esplodere la bolla di monogamia nella quale ero bloccata. Ci rivediamo poco tempo dopo, lui lavora non lontano da casa mia, ci incontriamo durante la pausa pranzo, ha un enorme appetito sessuale – non fa l’amore da molto tempo, sua moglie lo respinge dalla nascita del loro secondo figlio. Il mio cuore si infiamma”.
L’ultimo giorno
“Prima ho lanciato il mio telefono contro il muro, poi nel water. L’ho ripescato, ho tolto la batteria e la scheda sim, che ho tagliato in tanti pezzettini. Ho cancellato tutte le sue email, l’ho bloccato su tutti i social. Poi ho preso tutte le nostre lettere, i disegni che avevo fatto di lui e ho strappato tutto. Sono uscita in giardino e ho bruciato tutto nel barbecue. Non sopporto più questo senso di colpa, queste montagne russe emotive tra l’euforia di rivederlo, la tristezza quando va via, e le serate in cui davanti a mio marito devo far finta di star bene mentre invece mi sento uno schifo perché lo tradisco. Ho l’impressione di parlare solo di lui, piango perché è finita e dopo qualche giorno questo sentimento ricomincia ancora più forte. Mi sento attaccata a lui a causa di tutta quell’ossitocina, l’ormone del legame, generata dai nostri abbracci. Lui ora tende a frenare i miei slanci amorosi, si limita alla nostra relazione così com’è.
Questa volta voglio lasciarlo definitivamente: gli ho detto che l’amavo, gli ho chiesto se mi amava, lui non mi ha risposto. Né sì né no, si limita a tergiversare. Ne ho parlato a un’amica. Secondo lei la situazione gli va bene, da un lato il suo matrimonio, dall’altro l’amante per il sesso. Gli ho raccontato quest’idea e lui me l’ha confermata: ‘Sì, la tua amica ha ragione’.
Con lui mi sento come ipnotizzata, in una forma di assuefazione da cui mi posso staccare solo con una violenta disintossicazione. Non ha più il mio numero, mi scrive un’email, ma gli rispondo che gli ho chiesto un mese di silenzio, un mese senza contatti. Durante questi trenta giorni ho raccontato tutto a mio marito. Una sera, dopo aver messo a letto i bambini, sono stesa sul letto a guardare il soffitto, lui è accanto a me, gli parlo di mia nonna che è morta di recente, di questa tristezza e di questa confusione che sto vivendo. Non ho più molto da perdere, gli spiego che non sono sicura di voler rimanere con lui, che le nostre strade non sono più le stesse, che non voglio una coppia pragmatica.
Lui vuole sapere, gli dico che ho avuto qualcun altro e che la storia è appena finita. Innamorata di un altro? Non una semplice esperienza ma qualcuno con cui sono stata insieme, con cui ho fatto l’amore. Lui piange, molto. Non riesce più a fermarsi. ‘Stai buttando via la nostra coppia e la nostra famiglia’. Gli propongo un bagno per calmarsi, mi rattrista fargli del male, piange ancora tra le mie braccia. Ma in realtà non sono d’accordo, non getto la nostra famiglia nella spazzatura, qualunque cosa succeda i nostri figli ci saranno sempre, li abbiamo concepiti con amore. Finiamo per andare a letto, è molto tardi. Lui si risveglia tutto sottosopra. Vederlo così triste mi dà voglia di provarci ancora una volta.
Gli regalo una compilation intitolata ‘L’alba di un nuovo giorno’. Il primo brano è di una cantante con la voce roca che dice: ‘Vieni, ho voglia di andare via con te/e di lasciarci alle spalle il caos del passato/Vieni, abbiamo bruciato tutta la legna che c’era da bruciare/e l’inverno continuerà/Vieni, penso che non ci sia più nulla/in questo maledetto passato/Che possa riscaldarci’.
Mio marito ha preso appuntamento con un terapeuta di coppia, che ci ha fatto capire che era una situazione abbastanza comune. Con la nascita dei bambini ci eravamo persi di vista: avevamo bisogno di tornare a fare cose insieme, di prendere una babysitter per uscire noi due, di non fare sempre l’amore alla stessa ora e nello stesso letto, di esprimere meglio le nostre aspettative. Ci ho messo qualche mese a innamorarmi di nuovo di mio marito. Ma ne è valsa la pena, è la persona che ho più amato nella mia vita. Per quanto riguarda il mio amante, un giorno mi ha mandato un messaggio: ‘Ho aspettato a lungo, ho esitato e poi ho perso’”.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
Amore che vieni, amore che vai è una serie del quotidiano francese Le Monde che racconta il primo e l’ultimo giorno di una storia d’amore. Qui ci sono tutte le puntate.
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