Spotify si prepara ad aumentare i prezzi degli abbonamenti in Europa e in America Latina a partire da questa estate, secondo il Financial Times. Di fronte al rallentamento nella crescita degli abbonati ai servizi di streaming negli Stati Uniti, l’azienda svedese da giugno prevede di alzare i costi di sottoscrizione in numerosi paesi europei e latinoamericani.
Negli Stati Uniti l’aumento del costo degli abbonamenti era salito lo scorso luglio, dopo che l’azienda aveva perso terreno nei confronti della concorrente Apple Music. Spotify ha già cominciato a ritoccare i prezzi in alcune zone d’Europa, come nei Paesi Bassi e in Lussemburgo. Tuttavia, il nuovo aumento sarà molto più ampio a partire dall’estate, sostiene il quotidiano britannico.
Il cambiamento arriva in un momento in cui la forte espansione dell’industria musicale sta rallentando: secondo l’International federation of the phonographic industry (Ifpi), un’organizzazione che rappresenta gli interessi dell’industria discografica, la crescita dei ricavi nel mondo si è dimezzata nell’ultimo anno.
Parallelamente, piattaforme come Spotify – ma anche altre come Apple Music, Amazon Music e YouTube Music – stanno pensando di applicare dei costi aggiuntivi agli ascoltatori in cambio di un accesso anticipato alle nuove uscite, puntando sui fan degli artisti più famosi, oltre a offrire prevendite esclusive ai concerti attraverso abbonamenti “super-premium” ai loro servizi.
Parlando di questo tipo di strategia durante un evento riservato agli investitori a settembre, l’amministratore delegato della Universal Lucian Grainge ha usato l’espressione “Streaming 2.0”: in sintesi, gli utenti disposti a pagare di più avranno diritto ad avere più cose degli altri.
In realtà Spotify, come fa notare il sito Digital music news, sta provando da anni a sperimentare servizi simili, al momento con scarsi risultati. Forse semplicemente l’industria dello streaming ha raggiunto il plateau, come si dice in gergo, cioè un periodo di stallo.
Visto che la conquista di nuovi mercati (perlomeno in occidente) non sembra in grado di avanzare ulteriormente, ora probabilmente l’industria comincia a pensare a come massimizzare i profitti. Ci riuscirà?
Questo testo è tratto dalla newsletter Musicale
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