L’axolotl è uno degli anfibi più strani al mondo. A differenza delle altre salamandre, non raggiunge mai la forma adulta e resta sempre allo stato larvale, mantenendo le branchie e non lasciando mai l’acqua per la terraferma. Inoltre ha la straordinaria capacità di rigenerare completamente gli arti e altre parti del corpo perse o danneggiate.

Queste peculiarità gli hanno garantito molte attenzioni. Gli aztechi credevano che fosse l’incarnazione del dio del fuoco, e negli ultimi anni è stato oggetto di un improvviso boom di popolarità che lo ha visto raffigurato in videogiochi, cartoni animati e ogni tipo di merchandising.

Ma mentre centinaia di migliaia di axolotl sono allevati per gli acquari o per i laboratori che cercano di comprendere le sue caratteristiche per applicarle alla medicina, in natura questa specie è quasi scomparsa.

Il motivo principale è la distruzione del suo habitat originario, il lago di Texcoco, prosciugato dagli spagnoli dopo la conquista dell’impero azteco per costruire Città del Messico.

Oggi i pochi esemplari rimasti allo stato libero, probabilmente solo poche decine, vivono nei canali di Xochimilco, ultimo residuo del lago, ma sono minacciati dall’inquinamento, dalle specie invasive e dall’espansione urbana.

Stanno tutti bene

Recentemente, però, il successo di un progetto di reintroduzione descritto su Plos One ha alimentato la speranza che l’axolotl possa essere salvato dall’estinzione in natura.

Un gruppo di ricercatori dell’università autonoma del Messico (Unam) ha collaborato con agricoltori e volontari locali per ripristinare alcuni tratti dell’habitat degli anfibi, installando dei sistemi naturali per filtrare le acque. Poi hanno liberato 18 esemplari allevati in cattività.

Seguendo gli axolotl attraverso dei dispositivi di tracciamento, i ricercatori hanno constatato che tutti gli animali sono sopravvissuti, e quelli che sono stati ricatturati per i controlli sono cresciuti di peso, segno che sono stati capaci di cacciare nel nuovo ambiente.

Per ripristinare un’area sufficiente a garantire la sopravvivenza a lungo termine degli axolotl serviranno sforzi molto più grandi, ma la riuscita del progetto è un risultato incoraggiante per la conservazione degli anfibi, che sono la classe di vertebrati più minacciata con il 41 per cento di specie a rischio di estinzione.

Questo testo è tratto dalla newsletter Pianeta

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