Da qualche settimana un rappresentante del governo dei taliban ha preso servizio nel consolato afgano di Bonn, mentre un secondo funzionario sta per arrivare a Berlino. Sono i primi emissari del regime afgano ad avere un ruolo di rappresentanza diplomatica all’interno dell’Unione europea. Eppure, la Germania continua a non riconoscere ufficialmente il governo in carica a Kabul dal 2021, considerato illegittimo. La comunità internazionale lo ostracizza ed è riconosciuto ufficialmente solo dalla Russia.
Dopo che gli studenti coranici hanno preso il potere, quattro anni fa, i diplomatici nominati dal governo precedente hanno mantenuto quasi tutti le proprie funzioni per quello che sembrava un periodo di transizione. Fino a quando, nell’autunno del 2024, Kabul ha richiamato l’ambasciatore a Berlino e il console generale a Bonn comunicando che non avrebbe più accettato i visti e i passaporti rilasciati dalle due rappresentanze. Oggi solo il vecchio console a Monaco è ancora al suo posto.
All’inizio di ottobre è circolata sui social network una foto del nuovo emissario dei taliban presso il consolato di Bonn, con indosso l’abito tradizionale afgano. Pochi giorni dopo il sito del consolato era fuori servizio.
Il ministero degli esteri tedesco ha confermato di aver “accettato di accreditare due nuovi agenti consolari” afgani, uno a Berlino e l’altro a Bonn. E ha precisato che preferirebbe lasciare al loro posto le persone nominate prima del 2021.
Espulsioni più facili
La coalizione guidata dal leader dell’Unione cristianodemocratica (Cdu) Friedrich Merz, al governo da maggio, non ha mai fatto mistero di voler stabilire rapporti diretti con il nuovo emirato islamico per poter procedere a espulsioni verso la Siria o l’Afghanistan, oggi impossibili perché Berlino non riconosce i loro regimi.
Riprendendo una promessa della campagna elettorale, la coalizione si è impegnata a espellere tutte le persone che abbiano commesso “infrazioni gravi” o che “siano coinvolte in conflitti violenti sul territorio tedesco”. Le espulsioni sono considerate uno strumento per contrastare l’avanzata dell’estrema destra, che oggi occupa un quarto dei seggi del Bundestag, il parlamento tedesco. A ottobre una delegazione del ministero dell’interno tedesco ha visitato Kabul, mentre in parallelo è stato avviato un dialogo con il nuovo regime siriano.
La nomina dei due diplomatici afgani è interpretata come una contropartita per consentire la ripresa delle espulsioni dei cittadini afgani residenti in Germania. A luglio più di ottanta persone condannate per crimini commessi sul suolo tedesco sono state rimpatriate a Kabul e il governo precedente aveva fatto lo stesso nell’agosto del 2024, espellendo 28 persone.
“La Germania vuole avere la possibilità di riportare in Afghanistan gli individui pericolosi”, spiega il deputato Jürgen Hardt, portavoce per la politica estera della Cdu al Bundestag. “Per farlo sono indispensabili documenti riconosciuti dal governo afgano e un consolato che li rilasci”. Tuttavia dal ministero degli esteri fanno sapere che questo non implica un riconoscimento del regime di Kabul: “Il governo tedesco non considera legittimo il governo di fatto dei taliban”, anche se “la Germania non ha mai rotto i rapporti diplomatici”.
“Berlino non si fa illusioni sulla natura dei taliban, ma resta il fatto che ci sono loro al potere nel paese”, commenta Gerald Knaus, sociologo ed esperto di migrazioni, sottolineando che “la Germania mantiene rapporti con altri stati che si preoccupano poco del rispetto dei diritti umani”. Knaus ricorda che “Germania e Austria sono stati i paesi che hanno accolto il maggior numero di afgani e siriani in Europa. Ora Berlino vuole avere la possibilità di espellere chi non ha il diritto di restare. È l’unico motivo per cui ha accreditato i due diplomatici”.
Le associazioni dei rappresentanti dei rifugiati afgani in Germania, compresi diversi oppositori del regime dei taliban, hanno immediatamente manifestato la loro preoccupazione. Secondo Hamid Nangialay Kabiri, ex console generale afgano a Bonn, i server informatici del consolato conterrebbero una grande quantità di dati sensibili sugli oppositori. “Bonn è il centro nevralgico dei dati per tutta l’Europa, il Canada e l’Australia”, ha spiegato Kabiri al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung.
Marcel Emmerich, portavoce dei Verdi per la politica interna, ha accusato il governo di condurre “una diplomazia segreta con un gruppo di terroristi” e ha chiesto che sia rivelato “il prezzo pagato ai taliban per questo accordo vergognoso”.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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