Il 1 novembre un centinaio di attivisti italiani e albanesi hanno protestato davanti al centro di detenzione di Gjadër, in Albania, a un anno dalla sua apertura. Gli attivisti denunciano le violazioni dei diritti umani compiute all’interno delle strutture, che in un primo momento avrebbero dovuto ospitare richiedenti asilo provenienti da paesi considerati sicuri. “Basta finanziare guerre e deportare persone!”, c’era scritto su uno degli striscioni.

La protesta è stata organizzata dal Network against migrant detention, una realtà nata su iniziativa italiana, che ha coinvolto diverse associazioni internazionali. “Funzioneranno”, aveva promesso la presidente del consiglio italiano Giorgia Meloni all’apertura delle strutture nell’ottobre 2024. Ma vari tribunali italiani hanno stabilito che i richiedenti asilo non possono essere trattenuti in un centro di detenzione e le sentenze lo hanno ribadito anche nel caso dei trasferimenti in Albania (un paese extraeuropeo), mettendo così in discussione l’accordo tra Roma e Tirana.

La scorsa estate, inoltre, una sentenza della corte di giustizia europea ha confermato che il trattenimento dei richiedenti asilo nel paese non europeo è contrario alle leggi, in particolare alla direttiva procedure. Nel frattempo il governo italiano ha cambiato la destinazione d’uso delle strutture in centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di migranti irregolari, persone già trattenute in Italia nei Cpr, che sono trasferite con la forza in Albania, prima di essere rimpatriate. Ma in ogni caso i centri sono semivuoti e a un anno dalla loro apertura appaiono una spesa enorme e inutile: per la loro costruzione e gestione sono stati stanziati più di 670 milioni di euro in cinque anni.

Dall’agosto 2025 i trasferimenti di migranti irregolari dall’Italia avvengono regolarmente, ogni due settimane. Da ottobre le persone sono trasferite ogni settimana. Attualmente sono presenti nel centro di Gjadër 25 persone, con un minimo registrato di dodici persone.

“Un quadro che solleva forti perplessità sul piano dei diritti e sui costi di una struttura costruita e mantenuta con ingenti risorse pubbliche, ma usata solo in minima parte: un vero e proprio spreco di denaro pubblico a fronte di risultati inconsistenti e di gravi ricadute sui diritti delle persone coinvolte”, scrive la rete Tavolo asilo e immigrazione in un comunicato, dopo che una delegazione dell’organizzazione ha fatto una visita a sorpresa con tre parlamentari il 29 ottobre.

Circa il 70 per cento delle persone trattenute nei centri è stato riportato in Italia per mancata convalida dei provvedimenti, mentre il restante 30 per cento è stato rimpatriato, ma con decisioni già disposte dall’Italia. “Si tratta, nei fatti, di trattenimenti privi di base legale, in violazione della direttiva rimpatri e della giurisprudenza della corte europea dei diritti umani (Cedu), che ha già condannato l’Italia per pratiche analoghe di privazione arbitraria della libertà personale”, continua la rete Tavolo asilo e immigrazione.

Ulteriori elementi di criticità riguardano la mancanza di trasparenza nei trasferimenti: gli ultimi sono avvenuti in aereo da Torino, mentre i ritorni verso l’Italia avvengono via mare, in orari notturni, “senza garanzie di un monitoraggio indipendente”. Le persone trattenute provengono principalmente da Algeria, Marocco, Senegal e Costa d’Avorio; ci sono anche un cittadino siriano e uno sudamericano. La delegazione che ha visitato il centro ha rilevato che alcune persone prendono degli psicofarmaci, che sembrano essere prescritti spesso, “sollevando gravi preoccupazioni sulle modalità di assistenza sanitaria all’interno della struttura”.

Tre parlamentari italiani (Rachele Scarpa, Matteo Orfini e Riccardo Magi) sono stati con i rappresentati del Tavolo asilo nel centro di Gjadër, denunciando lo spreco di denaro pubblico e le violazioni dei diritti umani nelle strutture.

“Giorgia Meloni ti do una notizia: i centri in Albania non funzionano”, ha detto il segretario di Più Europa Riccardo Magi, uscendo dal Cpr. “In questo momento ci sono venticinque persone e da quando è stato aperto ne sono state ospitate poco più di duecento. Ne doveva ospitare tremila al mese con un turnover forsennato (secondo il governo)”.

“Queste venticinque persone sono state prese da altri Cpr italiani, senza alcun criterio. La sofferenza è enorme: atti di autolesionismo, lamette ingerite, tentativi di suicidio. Ecco perché non sono dispiaciuto che questo centro alle mie spalle sia semideserto: ci sono più agenti di polizia che detenuti”, ha denunciato Magi. “E i pochi rimpatri si sarebbero potuti fare dall’Italia, senza fare transitare inutilmente le persone per l’Albania. Sono la prova che la propaganda costa e questa propaganda di Meloni costa più di un milione a migrante”, ha concluso.

“Un monumento allo spreco, alla propaganda e alla disumanità”, ha aggiunto la deputata del Partito democratico Rachele Scarpa, al termine della visita. “All’interno del centro abbiamo constatato che il governo ignora l’ultima ordinanza della corte di cassazione, che ha sollevato gravi dubbi di compatibilità con il diritto europeo. Questi trasferimenti avvengono nel silenzio e nella totale assenza di trasparenza”, ha concluso la deputata.

Questo testo è tratto dalla newsletter Frontiere.

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