I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la giornalista croata Vanja Luksic.
Il sottotitolo, Il romanzo dell’impero moghul, ci indica che si tratta di un romanzo storico, basato su una ricerca approfondita di un’epoca e di un luogo di cui molto spesso sappiamo poco o niente, cioè l’India del cinquecento. Non è una lettura facile. Anche perché ci fa scoprire quanto siamo ignoranti e quante idee fasulle abbiamo sull’oriente. Akbar, il personaggio principale di questo racconto pieno di colori e profumi, aveva una straordinaria larghezza di vedute. Nel suo impero convivevano indù, musulmani sciiti e sunniti, zoroastriani, ebrei e anche, grazie all’evangelizzazione dei gesuiti amici dell’imperatore, cristiani, chiamati nazareni. Nel 1582 Akbar fondò “una setta sapienziale, il Din-i ilahi (religione divina)”, spiega nella sua bella prefazione lo storico Franco Cardini. Questo spirito cosmopolita non piaceva certamente a tutti. Anche con i figli, soprattutto Salim, i rapporti erano molto tesi, ci racconta Samir, il narratore, uno dei rari personaggi inventati del romanzo. Ma anche se Akbar (che significa “il grande”) aveva tanti nemici, la sua luce è stata più forte. È bellissimo scoprire questo capitolo poco conosciuto di una ricchezza culturale che è anche nostra e che Cardini chiama “koinè eurasiatico-mediterranea”.
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Questo articolo è uscito sul numero 1407 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati