Dopo tre anni di relativa calma, il glifosato è tornato al centro delle polemiche. Il 15 giugno i quattro stati incaricati di rivalutare l’uso dell’erbicida, in vista di una possibile nuova autorizzazione nel dicembre 2022, hanno consegnato alle autorità europee una prima versione del loro rapporto. Basato sulle analisi fornite dalle stesse aziende produttrici, il rapporto non segnala proprietà tossicologiche che giustifichino l’esclusione del glifosato dal mercato.

Secondo le conclusioni preliminari del rapporto, il glifosato non sarebbe cancerogeno, mutageno o reprotossico, e non dovrebbe essere considerato un interferente endocrino. Ora le due agenzie regolamentari comunitarie – l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) – dovranno a loro volta esaminare la questione. Il loro parere è atteso per la primavera del 2022.

La procedura adottata dall’Unione europea per la rivalutazione del prodotto è inedita. Di solito il rapporto preliminare è messo a punto da un unico paese relatore, a volte assistito da un supplente. Ma le polemiche seguite alla precedente valutazione, effettuata dalle autorità regolamentari tedesche e terminata nel 2017, avevano messo a dura prova gli stati membri. Questa volta quattro paesi – Ungheria, Svezia, Paesi Bassi e Francia – si sono divisi il lavoro e i potenziali costi politici di una nuova autorizzazione.

Probabilmente cancerogeno

In ogni caso la controversia con l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) è destinata a continuare. A differenza delle autorità regolatorie, l’Iarc – legata all’Organizzazione mondiale della sanità e incaricata della classificazione degli agenti cancerogeni nel mondo – considera il glifosato “probabilmente cancerogeno” dal 2015. In base alla legge europea sui pesticidi, un prodotto che rientrasse in questa categoria non dovrebbe poter essere autorizzato. Ma le autorità regolatorie europee (e statunitensi) non sono d’accordo.

Uno dei motivi delle divergenze è la materia scientifica usata per i rapporti: mentre l’Iarc si è basata unicamente sui dati della letteratura scientifica o pubblicamente accessibili, gli stati membri hanno considerato per lo più studi industriali condotti dalle aziende, i cui dati rimangono confidenziali. Il risultato è che mentre l’Iarc parla di “forti” prove di genotossicità (la capacità di un prodotto chimico di danneggiare il dna) del glifosato, le agenzie regolatorie smentiscono l’esistenza di queste prove.

Cause negli Stati Uniti

Dopo la pubblicazione del rapporto dell’Iarc, molte cause sono state intentate negli Stati Uniti. Più di centomila persone colpite da linfoma non Hodgkin (Lnh) dopo aver usato per anni dei pesticidi a base di glifosato hanno chiesto un risarcimento all’azienda statunitense Monsanto, principale produttrice dell’erbicida. Nel giugno 2020 la tedesca Bayer – proprietaria della Monsanto – ha sborsato dieci miliardi di dollari nell’ambito di un accordo con migliaia di persone che le avevano fatto causa.

La divulgazione, nel corso delle udienze, di molti documenti interni della Monsanto – i cosiddetti Monsanto papers – ha alimentato alcune inchieste giornalistiche, tra cui una di Le Monde (pubblicata su Internazionale n. 1214). Sono emerse le pressioni esercitate dall’azienda per influenzare i rapporti pubblici, denigrare l’Iarc, intimidire gli scienziati e pilotare di nascosto gli studi scientifici.

Le conclusioni preliminari dei quattro stati relatori hanno ovviamente suscitato le proteste delle organizzazioni per la difesa della salute e dell’ambiente. Ma la questione potrebbe causare forti tensioni anche all’interno delle istituzioni europee. All’inizio di giugno l’europarlamento ha approvato a larga maggioranza una risoluzione che chiede all’Unione europea di adottare obiettivi vincolanti per il 2030 per preservare la biodiversità del continente, e prevede anche il divieto assoluto di usare erbicidi a base di glifosato dopo il dicembre 2022. ◆ adr

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Questo articolo è uscito sul numero 1415 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati