Che non si dica che Armin Laschet non sa battersi. La sera di domenica 29 agosto il candidato cancelliere della Cdu/Csu (l’unione tra cristianodemocratici e cristiano sociali bavaresi, che ha sostenuto i governi di Angela Merkel) ha dimostrato il contrario. Durante il primo dei tre confronti televisivi tra i candidati in vista delle elezioni del 26 settembre, Laschet ha sferrato più di un durissimo attacco ai suoi avversari, prima sulle ripercussioni del disastro afgano e poi su come intendano porsi rispetto al partito di sinistra Linke. Laschet doveva e voleva distinguersi e non si può certo dire che non ci sia riuscito.

E non si dica che Annalena Baerbock è da considerarsi esclusa in partenza dalla corsa alla cancelleria. Nell’incontro con Laschet e con il socialdemocratico Olaf Scholz, la leader dei Verdi si è dimostrata perfettamente in grado – se si mettono da parte le accuse di plagio e di curriculum gonfiati – di confrontarsi sui contenuti. Ha dato prova del fatto che i Verdi hanno un progetto più coraggioso sul tema del riscaldamento globale. E ha mostrato chiaramente di cosa è capace quando i suoi errori personali passano in secondo piano.

E non si dica nemmeno che in questa campagna elettorale Angela Merkel sarà assente. Il 29 agosto la cancelliera uscente ha trovato in Scholz un erede che parla e si presenta in maniera incredibilmente simile a lei. Proprio come a suo tempo faceva Angela Merkel, il candidato della Spd risponde agli attacchi degli avversari rinunciando a ogni provocazione ed evitando di prestare il fianco alle accuse. Per più di un’ora e mezza, davanti alle telecamere Scholz si è mostrato talmente poco emotivo da far temere che si potesse addormentare da un momento all’altro. Ovviamente non è stato casuale. La sua abilità principale, che ha ripreso proprio da Merkel, è questa: comunicare tranquil­lità. Da tutto questo possiamo trarre tre considerazioni sul voto del 26 settembre. La prima: i tre candidati alla cancelleria sono in dirittura d’arrivo. La seconda: né dai sondaggi né dalle performance individuali è ancora emerso un vincitore certo. Al contrario, dopo il primo confronto televisivo l’esito della competizione è più aperto che mai. La terza: in questo contesto storico – dopo 16 anni di governo di Angela Merkel – è lecito sperare in una maggiore centralità dei contenuti.

Scelte accettabili

I veri vincitori della serata sono le elettrici e gli elettori. Davanti a loro, Laschet, Scholz e Baerbock hanno mostrato apertamente i loro pregi e i loro difetti. Quel che è certo è che alle urne sarà possibile fare una vera scelta. Le solite lamentele per cui i partiti sono ormai indistinguibili tra loro quest’anno sono ingiustificate. Laschet è diverso da Scholz, ed entrambi si distinguono da Baerbock. Come elettori non possiamo che rallegrarcene.

Da un lato, infatti, i tre candidati sono diversi per temperamento: Laschet ha dimostrato una combattività giocosa e impertinente, ma a volte ha reagito alle critiche in maniera piuttosto arrogante, scuotendo la testa, facendo spallucce o smorfie. E se Scholz sembra sempre un lucidissimo blocco di ghiaccio, il leader cristianodemocratico lascia invece trasparire i suoi stati d’animo in ogni momento.

Da sapere
I numeri dei sondaggi
Le intenzioni di voto dei tedeschi in vista delle elezioni legislative del 26 settembre 2021, % (fonte: Suddeutsche zeitung)

◆ Le elezioni legislative del 26 settembre metteranno fine all’era politica di Angela Merkel, cancelliera dal 2005. Leader dell’Unione cristianodemocratica di Germania (Cdu, partito gemello della bavarese Unione cristiano sociale, Csu) dal 2000 al 2018, Merkel ha governato sempre in coalizione con altre forze: dal 2005 al 2009 e dal 2013 al 2021 con il Partito socialdemocratico (Spd) e dal 2009 al 2013 con il Partito liberale democratico (Fpd).

◆ Nei sondaggi, dietro ai partiti dei tre candidati principali (Cdu/Csu, Spd e Verdi) ci sono i liberali della Fdp, l’estrema destra di Alternative für Deutschland (Afd) e la sinistra della Linke.


Anche Baerbock si è rivelata appassionata e combattiva. Soprattutto in materia di lotta ai cambiamenti climatici, sa di poter guadagnare consensi anche alzando la voce e i toni. Su altri temi, però, non è altrettanto efficace, e a volte dà l’impressione di seguire un copione che, per quanto esprima una netta determinazione, evita di affrontare i nodi decisivi.

E Scholz? Risulta molto convincente quando si difende dagli attacchi degli avversari sfruttando qualche dettaglio che era loro sfuggito, ma a volte più che cool sembra semplicemente freddo, al punto da dare l’idea che alcune questioni non lo tocchino proprio.

Poi ci sono i contenuti veri e propri, e le posizioni dei candidati sui singoli argomenti. Laschet si è espresso con grande concretezza sulle ripercussioni del disastro afgano, e ha promosso l’istituzione di un consiglio di sicurezza presso la cancelleria e l’acquisto di droni armati per l’esercito. Sulle politiche climatiche è stato però piuttosto vago. Baerbock ha promesso misure concrete già nei primi cento giorni di governo, relative soprattutto alle energie rinnovabili. Sul rafforzamento della politica estera tedesca ed europea si è espressa invece in maniera piuttosto generica. Scholz ha presentato argomentazioni precise sulla fattibilità finanziaria delle grandi opere, ma ha evitato di fornire con chiarezza una risposta sulla possibilità di una coalizione tra Spd e Linke.

Nel confronto tv, insomma, sono emersi chiaramente i punti di forza e le debolezze di Baerbock, Laschet e Scholz. Ma questo non vuol dire che decidere sarà facile: nessuno dei tre è il cancelliere perfetto, ma ognuno rappresenta una scelta accettabile. Una risposta positiva ed efficace a tutti i cittadini che – sommessamente o con toni accesi – avevano espresso dubbi sui pregi della democrazia. ◆ sk

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Questo articolo è uscito sul numero 1425 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati