I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana Salvatore Aloïse della tv francotedesca Arte.

I manichini senza volto già normalmente fanno impressione. Ma se i volti che all’improvviso non distingui più sono quelli di tua moglie, dei tuoi amici, dei colleghi d’ufficio, della gente per strada, la situazione si fa terribilmente angosciante. È quello che capita, da un giorno all’altro, al protagonista del romanzo di Athos Zontini, Ettore Corbi, commercialista di quarant’anni, vittima di un raro disturbo neurologico per cui il viso degli altri diventa un ovale vuoto: senza espressione, emozioni, sorrisi o smorfie di dolore, più niente, un uovo di pelle. Ettore pensa che la sua cecità selettiva forse gli mostri la vera natura dell’essere umano, l’inutilità e le falsità delle faticose relazioni intrattenute fino a quel momento, e così smonta, pezzo per pezzo, la sua vita di prima, a partire dagli affetti più vicini. Si richiude in se stesso, non parla della sua malattia con nessuno e – amara parabola della vita di oggi mediata dai social – scopre di riuscire a vedere i volti solo inquadrandoli nella fotocamera dello smartphone. Oppure nei suoi accessi d’ira. Tenterà di farsi bastare questo simulacro di vita. Gli sembrerà quasi praticabile. Peccato che lentamente andrà alla deriva. Cruciale prova del secondo romanzo per l’autore, dopo l’esordio con Orfanzia, storia di un bambino orfano dell’infanzia, superata brillantemente.

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Questo articolo è uscito sul numero 1406 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati