Fino a pochi mesi fa Nicholas J. Fuentes era considerato dalla destra solo un disturbatore, come una zanzara, che si nutre di attenzione. Pensavano che sarebbe bastato ignorare i suoi sproloqui razzisti e sessisti e alla fine sarebbe caduto nel dimenticatoio. Oggi però l’opinione prevalente è del tutto diversa. L’impatto di questo abile oratore, conduttore di un podcast notturno, non si è per niente affievolito e oggi Fuentes conta decine di migliaia di follower. Sono giovani maschi nazionalisti e suprematisti noti come Groypers. Anzi, le sue idee contro Israele, gli immigrati, le persone transessuali e i diritti civili hanno acquistato nuovo credito durante la seconda amministrazione di Donald Trump. Oggi tra i conservatori c’è una crescente preoccupazione riguardo a Fuentes, che mette regolarmente alla prova la devozione dei suoi seguaci maschi quando si scaglia contro il presidente perché non lo considera abbastanza di destra. “Quando ero adolescente per me era una sorta di Cesare che avrebbe salvato l’occidente”, ha affermato Fuentes, 27 anni. “Oggi lo ritengo un incompetente corrotto”. In particolare Fuentes ha criticato il presidente per aver manifestato solidarietà a Israele per la guerra a Gaza, per essersi rifiutato di pubblicare i file legati al caso di Jeffrey Epstein (anche se su questo tema il presidente sembra aver fatto in parte retromarcia dopo aver dato il via libera alla legge che in teoria dovrebbe portare alla pubblicazione dei documenti) e per aver preso in considerazione l’estensione dei visti per motivi di studio a cittadini cinesi. In occasione del Labor day, il primo lunedì di settembre, Fuentes ha scritto sui social media: “Il Trump 2.0 è stato una delusione da ogni punto di vista, ma nessuno vuole ammetterlo”. Sollecitati a commentare queste affermazioni di Fuentes, i funzionari della Casa Bianca non hanno voluto rilasciare dichiarazioni per timore, dicono, di scatenare attacchi online da parte sua e dei suoi seguaci. La drastica ascesa di Fuentes è confermata anche da altre cose. Dopo che Elon Musk ha fatto ripristinare il suo account su X un anno e mezzo fa, il numero dei suoi follower sembra essere cresciuto da circa 140mila a più di un milione. Le visualizzazioni del suo programma sulla piattaforma di streaming Rumble, America first, sono quintuplicate. “Fuentes rappresenta la punta avanzata di un razzismo di destra cresciuto negli ultimi dieci anni con l’ascesa di Trump”, sostiene Matt Dallek, storico della politica ed esperto di movimenti di destra della George Washington university. “Ed è chiaro che sta guadagnando importanza perché gli influencer più famosi ora entrano in conflitto con lui”. Eredi del trumpismo Fuentes, però, deve ancora dimostrare di essere in grado d’influenzare la politica statunitense sul piano elettorale. Di recente ha detto di voler ostacolare le ambizioni del vicepresidente J. D. Vance. Se Vance dovesse ottenere la candidatura per le presidenziali del 2028, Fuentes inviterebbe i suoi seguaci a “restare a casa o a votare per un candidato di protesta”. Dallek sostiene che l’avversione di Fuentes nei confronti del vicepresidente è rivelatrice. “Prende di mira Vance in un momento in cui Trump probabilmente si avvia al tramonto della sua carriera politica”, spiega Dallek. “Quello a cui stiamo assistendo è una battaglia tra Fuentes, Carlson, Vance e altri per affermarsi come eredi legittimi del trumpismo”. Il riferimento di Dallek è a Tucker Carlson, forse la figura mediatica più importante della destra, che questa estate ha inconsapevolmente fatto debuttare in società Fuentes. In una puntata del suo podcast a luglio Carlson si era chiesto in che modo Fuentes (da lui definito “questo strambo ragazzetto gay che vive nel suo scantinato a Chicago”) potesse esercitare una qualche influenza. E si era dato una risposta: “Ha talento, lo dico onestamente”, aveva osservato, aggiungendo però che “è chiaramente parte di una campagna per screditare le voci di destra non fuori di testa”. Fuentes ha risposto agli attacchi di Carlson durante il suo programma con la solita platealità. Dopo aver negato di essere gay, ha rimproverato a Carlson di essere uno snob figlio di papà. Ha rivendicato la propria condizione, che non si riduce a essere semplicemente leader “di bianchi frustrati. Vuoi distinguere tra me e loro? Io sono loro!”. Secondo molti il giovane influencer ha avuto la meglio in questo confronto. Ad agosto Stephen Bannon, ex consulente di Trump alla Casa Bianca, ha condiviso sulla piattaforma del social media conservatore Gettr un messaggio di Vincent Oshana, altro conduttore di destra, in cui Oshana affermava che Fuentes “sta andando alla grande” e ha commentato laconico: “Realtà”. A ottobre Carlson ha ospitato Fuentes in una puntata del suo podcast, trattandolo in modo amichevole. Solitario e altezzoso Intervistato per questo articolo, Fuentes ha ribadito di essere ancora una “figura marginale”. A differenza di altri influencer di destra, come Bannon, Charlie Kirk e Laura Loomer, non ha legami con la Casa Bianca. Per esempio gli vietano di partecipare ai principali raduni del movimento conservatore, come gli eventi di Turning Point Usa, l’organizzazione di Kirk. Dal 2020 il suo canale YouTube è stato bloccato per violazione delle norme di condotta della piattaforma sull’incitamento all’odio. Per lo stesso motivo il suo nome non può comparire su TikTok, un inconveniente aggirato da alcuni follower che pubblicano video di “Nick Fuentz” o altre storpiature del suo nome. Sul suo account X non ha ottenuto la spunta blu che permette di avere abbonati paganti. Lui ha dichiarato che il suo reddito deriva da piccole donazioni fatte dagli spettatori del suo programma in streaming e dalla vendita di gadget sul sito. Fuentes non è mai sembrato un candidato verosimile alla guida di un gruppo basato sull’idea della supremazia bianca. Intanto perché suo padre, vicepresidente di un’azienda che produce nastri trasportatori, è per metà messicano. Inoltre, due persone che l’hanno conosciuto da adolescente lo descrivono come un solitario, molto intelligente ma anche intrattabile e altezzoso. Cresciuti a La Grange Park, un sobborgo del ceto medio-alto di Chicago, lui e le sue sorelle gemelle si distinguevano nelle gare di oratoria del liceo. Un compagno di classe ricorda che quando cominciarono il loro ultimo anno nell’autunno del 2015 Fuentes era un sostenitore del candidato repubblicano alla presidenza Ted Cruz, con opinioni allineate alla corrente tradizionale del conservatorismo. Poi, nell’agosto del 2017 è emerso un Fuentes radicalizzato. In quel mese il diciottenne, che presto avrebbe abbandonato la Boston university, ha partecipato alla manifestazione Unite the right (Unire la destra) a Charlottesville, in Virgina, gridando “Non ci sostituirete” e affermando che gli americani bianchi erano vittima di un “genocidio culturale”. Numerosi mezzi d’informazione dopo Charlottesville hanno intervistato Fuentes, e i suoi detrattori sostengono che in quell’occasione lui ha cominciato a marcare il territorio cercando di affermarsi come la voce più controversa della destra. Nel suo programma, trasmesso dalla trumpiana Right Side Broadcasting Network, ha dichiarato: “Voglio che le persone che gestiscono la Cnn siano arrestate o impiccate”. La retorica piena d’astio di Fuentes ha incluso il negazionismo dell’Olocausto. “Sei milioni di biscottini? Non me la bevo”, ha detto nel 2019 paragonando i sei milioni di ebrei sterminati dai nazisti a dei biscotti al forno. In quello stesso anno aveva anche affermato che il sistema di segregazione razziale basato sulle leggi Jim Crow “era meglio per loro; è meglio per noi”. Alcuni esponenti conservatori di spicco avevano preso le distanze da lui. Fuentes ha ottenuto ulteriore notorietà durante l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 quando, rimanendo a poche centinaia di metri dall’edificio, gridava da un megafono: “Mai arrendersi!”. Anche se non è entrato a Capitol Hill, cinque suoi compagni Groyper l’hanno fatto e per questo sono stati poi incriminati. L’Fbi ha indagato per diversi mesi su Fuentes, ma non ha mai formulato delle accuse. Nel 2022 Fuentes ha accompagnato il rapper e aspirante candidato alla presidenza Kanye West a Mar-a-Lago per una cena con Trump. Ha raccontato che all’epoca aveva lavorato ad alcuni documenti programmatici per West, “che voleva riscrivere la costituzione statunitense e includere le politiche più rigorose di Hitler e anche quelle più moderate”. Fuentes si è detto sorpreso per essere riuscito a entrare a Mar-a-Lago (“visto chi sono io”) e ha passato gran parte della serata ad arruffianarsi Trump incoraggiandolo a tenere i suoi discorsi a braccio. Comunque sia, il fatto che Trump avesse cenato con un fanatico ha scatenato un putiferio. Il suo ex ambasciatore in Israele, David Friedman, ha definito l’incontro “inaccettabile”. In seguito West ha detto che Trump “è rimasto davvero impressionato da Nick Fuentes”. Trump, che all’epoca non era presidente, ha ribadito di non avere idea di chi fosse il suo ospite. Molti dei critici conservatori di Fuentes intervistati per questo articolo ritengono il giovane poco più che una versione internet di un imbonitore da fiera, che prospera in un’economia dell’attenzione in cui sono premiate le affermazioni più estreme. Fuentes riconosce in parte la validità di questa opinione. Ricorda il suo commento beffardo sulle donne pubblicato su X subito dopo la seconda vittoria di Trump: “Il tuo corpo, la mia scelta?”. Quella frase, dice Fuentes, “era solo per trollare”. E cosa dice dei suoi dubbi sull’Olocausto? “Non ho mai avuto una posizione rigida”, ha risposto, per poi aggiungere: “Non ho mai approfondito la questione”. Fuentes dice che le sue riflessioni più stravaganti risalgono a “quando avevo diciotto anni, all’inizio del movimento di Trump. Ma ora sono diventato più moderato”. E aggiunge: “Direi che con l’età mi sono decisamente ammorbidito”. A giudicare dalle sue ultime dichiarazioni non si direbbe. In una puntata del suo podcast a luglio ha detto che “Hitler aveva carisma” e che se la prendeva con i polacchi perché loro avevano “questa cattiva abitudine di odiarlo sempre”. Il mese scorso parlando dei suoceri indiano-statunitensi del vicepresidente Vance li ha paragonati a “autisti di Uber e truffatori da call center”. Ad agosto nel suo programma ha affermato che i neri dovrebbero “vergognarsi” dei crimini commessi da chi appartiene alla loro etnia, aggiungendo che “i bianchi hanno ragione di essere razzisti”. “In fondo non conta davvero se tutto questo è una messinscena di Fuentes”, sostiene Nicole Hemmer, docente di storia alla Vanderbilt university. “Da anni ormai promuove con costanza l’idea di un ordine mondiale in cui gli uomini bianchi devono essere al comando e mantenere questa posizione con mezzi antidemocratici. Non ha bisogno di avere lo stesso pubblico di Tucker Carlson o di Fox News per spostare la cultura politica verso una direzione più radicale, illiberale e violenta”. u fdl
In una puntata del suo podcast a luglio ha detto che “Hitler aveva carisma”
◆ 1998 Nasce a Chicago, negli Stati Uniti, figlio di un padre di origine messicana. ◆ 2016 Si iscrive all’università di Boston, ma la abbandona dopo un anno. ◆ 2017 Registra la prima puntata del suo podcast America first. ◆ ottobre 2025 È intervistato da Tucker Carlson, un famoso podcaster di destra.
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Questo articolo è uscito sul numero 1642 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati