Il 15 maggio la Grecia è uscita dal lockdown senza avere un solo motivo valido per farlo. I dati epidemiologici restano preoccupanti. La campagna di vaccinazione procede a rilento. L’immunità di gregge continua a sembrare un’utopia. La Grecia ha riaperto semplicemente perché non aveva alternativa.

Mentre accogliamo i pochi turisti che ci onorano della loro presenza con i balli tradizionali e il piano Blue freedom (che punta a vaccinare tutti gli abitanti delle isole), ci lasciamo alle spalle anche gli sms che dovevamo inviare al numero 13033 prima di uscire di casa, ovvero la costante che ci ha accompagnato negli ultimi mesi.

Negli ultimi giorni i social network si sono riempiti di memi con messaggi d’addio al 13033. Qualcuno lo ha insultato, qualcun altro lo ha pregato di restare ancora un po’. Forse perché con la sua assurdità ci teneva legati, in qualche strano modo. Noi cittadini non abbiamo mai capito perché lo usavamo, finché non lo abbiamo abolito facendo la nostra “rivoluzione’’. Il governo ha capito e ha smesso di controllarci (riservandosi il diritto di definirci indisciplinati e “individualmente responsabili”). D’ora in poi sarà sostituito dal divieto di circolazione tra mezzanotte e mezza e le cinque del mattino. Nessuno ha spiegato a cosa serve e chissà se qualcuno lo rispetterà. Probabilmente nessuno andrà a controllare.

Dopo i 188 giorni di lockdown, che sono sembrati un secolo, siamo nella fase più bizzarra della pandemia, vicini alla fine ma al contempo lontanissimi. Abbiamo riconquistato le nostre vite, le nostre piazze e i nostri bar (o almeno una parte), ma non abbiamo nessuna certezza su quando toglieremo le mascherine. È come dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino: abbiamo fatto il nostro dovere, ma siamo in preda agli effetti collaterali e andiamo in giro come polli storditi.

Se questo ritorno alla spensieratezza vi sembra forzato, non siete i soli. Aiuterebbe sicuramente avere un messaggio ufficiale più chiaro, ma è inutile aspettarselo da un governo che affonda ogni giorno di più nella confusione tra comunicazione e realtà. Tuttavia l’esempio dell’estate scorsa è troppo recente e infelice per essere ripetuto. E per quanto si possa scherzare sull’addio agli sms, il vero dramma sarebbe se fossimo costretti a mandarli di nuovo. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1410 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati