Jennifer Croft
The extinction of Irena Rey
Bloomsbury, 320 pagine, 20,19 euro

“Trattavamo ogni sua parola come sacra, anche se il nostro unico compito era quello di sostituire ogni sua parola”. The extinction of Irena Rey è un libro per appassionati di lingua: l’ha scritto una traduttrice, Jennifer Croft, che ha vinto l’International Booker prize per la traduzione in inglese di I vagabondi di Olga Tokarczuk. Nel romanzo di Croft otto traduttori arrivano a Białowieża, in Polonia, al limitare di una foresta, dove vive l’Autrice che adorano: è un processo creativo già affrontato ma questa volta c’è qualcosa di diverso. Croft introduce i personaggi con i nomi delle lingue che traducono – svedese, sloveno, bielorusso, tedesco, e così via, mentre sono sulle tracce dell’Autrice scomparsa. Si ha la sensazione a questo punto che il romanzo stesso ruoti intorno all’ossessione di Croft per Tokarczuk e per il suo lavoro. La storia è raccontata dal punto di vista della traduttrice spagnola, Emilia, e tradotto da Inglese (Alexis): l’attrito tra le due lingue, quindi tra i due personaggi, dà origine a una narrazione e a un narratore inattendibili. È una complessità strutturale ricorda Gina Apostol, tanto più che avanzando nella storia, il noi del narratore si diluisce nelle singole identità dei personaggi-lingua. Ne emerge alla fine un ritratto metaforico della traduzione, come una foresta minacciata dal cambiamento climatico. Un libro folle e originalissimo. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1636 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati