Di solito le persone che sviluppano un’allergia se ne accorgono già nei primi anni di vita. Da quel momento passano la vita a starnutire, a prendere medicinali e a spruzzarsi spray nasale. Oppure vivono con il rischio costante che nei loro piatti faccia capolino una nocciolina, che può essere mortale.
Le stime sono discordanti, ma circa il 40 per cento degli olandesi è condannato a convivere con qualche allergia per sempre, perché finora non sono stati trovati trattamenti per una guarigione definitiva. Solo nei casi più gravi è disponibile l’immunoterapia, una cura intensiva che reprime l’allergia per dieci, massimo quindici anni. Ecco perché gli esperti raccomandano la prevenzione: meglio prevenire che (non poter) curare. A tal fine propongono una soluzione in apparenza semplice: impedire che la pelle si secchi.
“La pelle è come un muretto di mattoni”, spiega Thomas Rustemeyer, docente e immunologo dell’Amsterdam university medical center, nei Paesi Bassi, “in cui i mattoni sono le cellule della pelle e il cemento i grassi. Se manca il cemento, per i batteri e le sostanze potenzialmente allergeniche è più facile penetrare attraverso la pelle”.
Subito sotto la pelle c’è il nostro sistema immunitario. Appena fiutano un potenziale pericolo, le cellule immunitarie mettono in moto una reazione di difesa. Se entrano in contatto con alcuni componenti delle arachidi, per esempio, o dei peli di gatto, potrebbero ritenerli pericolosi. A quel punto le cellule costruiscono più “antenne” per quel componente e così, la volta successiva in cui si mangia una nocciolina, si può scatenare una (pericolosa) reazione immunitaria.
“È fondamentale avere una pelle ben idratata”, afferma Monique Gorissen, pediatra e allergologa all’ospedale di Deventer, nei Paesi Bassi. “Solo che, a causa di prodotti sempre più aggressivi, la pelle si secca. Questo è un problema soprattutto per i neonati e i bambini perché la loro barriera cutanea è meno forte. Quando parla di “prodotti”, Gorissen si riferisce in primo luogo ai detersivi che rilasciano sostanze chimiche, come sgrassanti e profumi, che passano dai vestiti e seccano la pelle.
“Di recente una mamma mi ha chiesto perché l’eczema di sua figlia era tanto più grave di quello che aveva lei da giovane. Le ho detto: vent’anni fa, quando i miei figli erano piccoli, era più difficile smacchiare i vestiti”.
Anche il sapone per le mani, i cosmetici e addirittura le salviette per neonati contribuiscono a disidratare la pelle, secondo Rustemeyer. “Le salviette detergenti contengono prodotti chimici che seccano la pelle intorno alla bocca dei bambini, e di conseguenza sarà più facile che alcuni alimenti causino un’allergia passando attraverso la pelle”.
◆ Il codice Inci (International nomenclature of cosmetic ingredients) è una denominazione internazionale usata per indicare in etichetta gli ingredienti presenti all’interno di un prodotto cosmetico. È obbligatorio per tutti i prodotti venduti nei paesi dell’Unione europea e in molti altri paesi del mondo ed è un’informazione molto utile soprattutto nel caso di allergie o intolleranze. Gli ingredienti sono scritti in ordine decrescente di concentrazione, fino all’1 per cento, per questo è importante controllare soprattutto i primi quattro o cinque.
Usare un tovagliolo o un fazzoletto di stoffa, come si faceva una volta, è più sicuro (e anche più sostenibile).
La cura quotidiana
Rustemeyer parla anche della “skincare routine”. Su TikTok o altri social le adolescenti sono incoraggiate a prendersi cura della pelle usando quotidianamente una serie di prodotti da applicare uno dopo l’altro. “I primi prodotti che si applicano di solito hanno una funzione sgrassante o esfoliante, che indebolisce il tessuto della barriera cutanea. Per questo, spesso chi adotta queste abitudini di cura della pelle sviluppa facilmente allergie alle sostanze contenute nei prodotti applicati nei passi successivi”.
I responsabili delle allergie nei detergenti si possono suddividere in tre categorie, spiega Rustemeyer: gli sgrassanti, come i tensioattivi e gli enzimi che separano e rompono la sporcizia; i profumi, che danno odore ai prodotti e contribuiscono a sgrassare; i conservanti.
“Le sostanze che eliminano i grassi sono necessarie perché il prodotto applicato successivamente abbia effetto”, dice Rustemeyer. Certo, gli sgrassanti non sono tutti dannosi in ugual misura, ma tentare di evitare solo alcuni componenti diventa molto complicato. “C’è una lista enorme di nomi chimici e a volte la stessa sostanza è indicata sulle etichette con denominazioni diverse”. Per sgrassare in modo delicato è meglio scegliere prodotti ipoallergenici. Evitare profumi e conservanti, invece, è più semplice.
“Anche se è difficile capire da un’etichetta in quale categoria rientra una sostanza”, spiega Rustemeyer, “ci sono comunque un paio di cose che vale la pena ricordare: per esempio sarebbe meglio usare i detersivi in polvere, che contengono meno conservanti di quelli liquidi, e i prodotti privi di profumo”. Possono essere utili anche alcune app, come Cosmile Europe, che leggono i codici a barre di detersivi e cosmetici, rivelando quali sono gli ingredienti contenuti e che funzione hanno: conservare, profumare, sgrassare. Un altro accorgimento è usare poco detersivo o fare dei risciacqui più lunghi in lavatrice, in modo che nei vestiti non restino troppi residui.
Alcune persone hanno la pelle secca anche se seguono a menadito tutti questi consigli. Bisogna usare una crema in questi casi? Sì, secondo Rustemeyer, ma solo prodotti privi di sostanze dannose, quindi ipoallergenici, oppure oli naturali. “L’industria cosmetica ci ha fatto credere di dover lavare via i grassi presenti nel nostro corpo per poi applicare i suoi prodotti grassi. Ma una lozione profumata per il corpo non ha nessun effetto se non quello di seccare ancora di più la pelle”.
Per quanto riguarda le intolleranze alimentari, invece, Monique Gorissen consiglia d’introdurre molto presto nella dieta dei bambini alcuni alimenti potenzialmente allergenici, come le arachidi. “In questo modo il bambino si abitua a una sostanza prima che si possa generare un’allergia attraverso la pelle. Io dico sempre: puoi mangiare il burro di arachidi solo se lo dai anche ai tuoi figli”. ◆ oa
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1610 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati