I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la giornalista tedesca Michaela Namuth.

È una storia strana, quella del furto del secolo. Nel 1983 cinque italiani riescono a rubare sette capolavori del rinascimento italiano dal Museo delle belle arti di Budapest. Lasciano senza problemi l’Ungheria, che fa ancora parte del blocco sovietico. Ma la polizia ungherese e l’Interpol si mettono sulle loro tracce e finiscono presto in galera. Si capisce che era un furto su commissione. I quadri devono passare per un affarista greco per poi essere spediti a New York. Ma saranno trovati prima. A parte il furto in sé, raccontato da Gilberto Martinelli in stile romanzato, tutto rimane abbastanza nebuloso. Si capisce però che in qualche modo sono coinvolti i servizi segreti e la mafia. Chi lo mette in chiaro alla fine è Roberto Tempesta, maresciallo dei carabinieri, che indaga quasi dieci anni dopo su un altro furto di quadri a Modena. Racconta una richiesta di riscatto da parte di cosa nostra: i quadri in cambio di permessi per cinque boss in carcere. Poco dopo esplode a Firenze una bomba davanti agli Uffizi. L’attentato è inquadrato nella scia di stragi che provocarono tanti morti, tra cui Falcone e Borsellino, e gravi danni al patrimonio artistico. Così il giallo di Budapest assume un significato storico-politico, ben documentato nel libro anche con materiale fotografico.

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Questo articolo è uscito sul numero 1414 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati