Ècon una certa dose di esibita soddisfazione che il 10 settembre la Nato ha dichiarato di aver intercettato e in parte abbattuto, senza esitazioni, una ventina di droni russi sconfinati nei cieli della Polonia. Ma forse ancora più soddisfatto potrebbe essere il presidente russo Vladimir Putin. A prescindere dalla reale intenzione del cosiddetto incidente polacco di mettere alla prova la capacità di reazione dell’alleanza, rimane aperta una questione centrale e spinosa: nella risposta della Nato c’erano elementi in grado di far desistere la Russia da nuove provocazioni?
La risposta è no.
Ne abbiamo avuto dimostrazione già la sera del 19 settembre, quando tre Mig russi hanno violato lo spazio aereo dell’Estonia prima di essere respinti da due F-35 italiani del contingente di pronto intervento della Nato. Nel fine settimana precedente in risposta a un drone russo entrato in Romania erano decollati gli F-16 di Bucarest. La reazione dell’Alleanza atlantica alla violazione dello spazio aereo polacco non ha dunque spinto la Russia a una maggiore cautela. Le provocazioni continuano. Romania, Estonia. A chi toccherà la prossima volta?
Nelle consultazioni tra i 32 paesi della Nato convocate su richiesta dell’Estonia in base all’articolo 4 del trattato dell’alleanza, ci sarà quindi molto da discutere.
Dal 1949 fino allo scorso agosto questo meccanismo era stato attivato appena sette volte. Nel solo mese di settembre sono già state convocate due riunioni, a conferma delle tensioni internazionali che attualmente coinvolgono la Nato.
Le provocazioni russe non devono essere sopravvalutate, ma fanno capire che la Russia non ha rinunciato a sfidare la Nato, neanche dopo l’incidente polacco. Molto probabilmente assisteremo ad altre provocazioni militari e ciberattacchi contro infrastrutture sensibili.
Comunque sia, da quando i droni russi hanno sorvolato la Polonia Vladimir Putin ha capito diverse altre cose. Innanzitutto, che i paesi della Nato non hanno trovato un accordo nemmeno su come interpretare i fatti. Mentre diversi paesi europei parlavano di un’azione deliberata di Mosca, Donald Trump sosteneva l’ipotesi di un errore. La rete televisiva Cnn, solitamente critica verso il presidente statunitense, ha riferito che, secondo alcune fonti anonime dei servizi d’intelligence, Trump potrebbe aver ragione. È possibile che i droni abbiano perso in massa il segnale Gps, perché di solito sono programmati a gruppi e non singolarmente.
Altri sostengono, invece, che il numero e l’obiettivo dei droni – un deposito in Polonia da cui la Nato invia armi in Ucraina – sono la conferma di una provocazione mirata. Non va dimenticato neppure il momento scelto: la violazione dello spazio aereo dell’Alleanza atlantica avviene proprio mentre gli europei discutono se inviare forze militari in Ucraina a garanzia di un eventuale accordo di pace. Il messaggio russo potrebbe essere il seguente: tutti i paesi che partecipano alle garanzie di sicurezza per l’Ucraina possono diventare un bersaglio degli attacchi di Mosca entro breve, specialmente se decideranno di agire senza l’approvazione russa.
A prescindere da quale spiegazione ci convince di più, restano altri due aspetti importanti da considerare.
◆ Il 22 agosto 2025 il Consiglio di sicurezza dell’Onu **si è riunito per affrontare la questione degli sconfinamenti aerei russi. I paesi della **Nato hanno condannato le “provocazioni deliberate” del Cremlino. Il vice ambasciatore russo ha respinto le accuse, parlando di “isteria russofoba”, ma il ministro degli esteri estone ha mostrato i tracciati radar delle incursioni del 20 settembre nello spazio aereo di Tallinn. “Se un altro missile o aereo entra nel nostro spazio aereo e viene abbattuto”, ha detto il ministro degli esteri polacco Radek Sikorski al rappresentante russo, “poi non venite a lamentarvi. Perché siete stati avvertiti”. Poco dopo alcuni droni hanno sorvolato gli aeroporti di Oslo, in Norvegia, e Copenaghen, in Danimarca, che sono stati costretti a chiudere per diverse ore. Ancora non è chiaro da chi fossero manovrati, ma le autorità danesi hanno dichiarato che il coinvolgimento russo non può essere escluso. Reuters
In primo luogo, la Russia agisce con una tale mancanza di rispetto verso la Nato da far pensare che episodi come quelli degli ultimi giorni potranno ripetersi ancora, voluti o casuali. In ogni caso, Mosca li userà per acquisire informazioni utili alla sua strategia.
In secondo luogo, gli europei dovranno sviluppare un maggiore scetticismo verso i servizi di intelligence degli Stati Uniti di Trump, che dopo il licenziamento di alcuni alti funzionari si stanno rivelando sempre più politicizzati. Gli alleati di Washington hanno già avuto pessime esperienze in questo campo: per esempio nel 2003, quando i servizi del presidente George W. Bush, altrettanto manovrati dalla politica, convinsero diversi paesi, tra cui la Danimarca, ad aderire alla catastrofica guerra in Iraq.
I costi della difesa
Nella notte tra il 9 e il 10 settembre due caccia F-35 olandesi e alcuni F-16 polacchi si sono alzati in volo e hanno abbattuto almeno quattro dei 19 droni russi che erano penetrati nello spazio aereo della Polonia.
A quel punto Vladimir Putin deve aver riso sotto i baffi, perché quei droni russi erano realizzati con pannelli di poliuretano e impiallacciato. Ognuno costava non più di qualche centinaio di euro, mentre gli aerei Nato hanno risposto con tre missili Aim-9 Sidewinder da 400mila euro l’uno, a cui vanno aggiunti i costi per far decollare un aereo di ricognizione italiano, il carburante e altre spese.
Con la Russia capace di far decollare sciami di droni sempre più numerosi, i calcoli sono presto fatti. Proprio per questo motivo, nel commentare l’incidente polacco la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha sottolineato la necessità di creare un “muro antidroni” ai confini orientali dell’Unione.
Una questione di tempo
Secondo esperti come il britannico Mark Galeotti, per fermare davvero la Russia, l’Unione europea e la Nato avrebbero dovuto agire già da tempo con maggiore determinazione. Cos’è successo, invece?
Il 19 settembre la Commissione europea ha presentato il diciannovesimo pacchetto di sanzioni dall’inizio della guerra di aggressione scatenata dal Cremlino nel febbraio 2022. Oltre al blocco delle importazioni del gas di Mosca a partire dalla fine del 2027, cioè tra più di due anni, è stato deciso di inasprire le misure contro 118 navi della “flotta ombra” di Mosca, che contrabbanda sul mercato mondiale il suo greggio, e di adottare provvedimenti contro le piattaforme di gestione delle criptovalute con cui la Russia aggira le sanzioni dell’occidente. Tutto qui.
Le misure non erano ancora state formalmente approvate quando i tre Mig di Mosca hanno violato i cieli dell’Estonia.
Inoltre, Putin avrà certamente notato che alcuni grandi paesi della Nato, come la Francia e il Regno Unito, sono attraversati da crisi sociali e politiche che ne limitano lo spazio di manovra strategico. Anche l’economia russa è sotto pressione, ma problemi di questo tipo si gestiscono molto più facilmente in un paese autoritario che in una democrazia liberale.
Esercitazioni congiunte
Il 16 settembre si sono concluse in Bielorussia le esercitazioni militari Zapad, che coinvolgono le truppe di Mosca e Minsk. Per gli esperti militari questa edizione delle manovre non è stata particolarmente interessante, ma la presenza di due osservatori militari statunitensi indica un tentativo di normalizzazione nei rapporti tra gli Stati Uniti e il regime autoritario di Aleksandr Lukašenko, che gli europei cercano in ogni modo di isolare.
C’è però anche un altro elemento da sottolineare: in una dichiarazione comune i ministri della difesa dell’Unione hanno espresso preoccupazione per la “partecipazione di altri paesi alle esercitazioni Zapad-2025”. Uno di questi paesi è l’India, che avrebbe inviato un contingente simbolico di 65 soldati. Questa presenza è però uno schiaffo a Trump, che vuole convincere l’India a smettere di acquistare energia dalla Russia a suon di minacce, e anche all’Unione europea, che proprio in questi giorni sta discutendo un accordo di libero scambio con New Dehli e a questo punto dovrà trovare il giusto equilibrio tra la sicurezza e le lusinghe dell’enorme mercato indiano. A conti fatti, bisogna ammettere che nelle ultime settimane Putin si è tolto più di una soddisfazione. ◆ lv
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Questo articolo è uscito sul numero 1633 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati