Il 2 giugno Claudia Sheinbaum, 61 anni, ha raggiunto per la seconda volta nella sua vita un traguardo storico. Sei anni dopo essere diventata la prima donna eletta a capo del governo di Città del Messico, ha vinto le elezioni presidenziali con più del 59 per cento delle preferenze e sarà la prima donna alla guida del paese. Sheinbaum sarà anche la prima presidente di origini ebraiche: i suoi nonni materni emigrarono dalla Lituania all’inizio del novecento e quelli paterni arrivarono dalla Bulgaria negli anni quaranta per mettersi in salvo dalle persecuzioni del nazismo.

Sheinbaum ha alle spalle una carriera accademica di tutto rispetto: laureata in fisica, ha preso un dottorato in ingegneria ambientale e un master in ingegneria energetica. Nella prima metà degli anni duemila è stata ministra per l’ambiente quando Andrés Manuel López Obrador era a capo del governo di Città del Messico, mentre dal 2015 al 2017 è stata presidente di Tlalpan, uno dei municipi della capitale.

Probabilmente la sfida più grande per lei sarà differenziarsi dal suo padrino politico Obrador, smentendo i suoi critici e dimostrando di non essere una marionetta controllata dall’ex presidente. Anche se non ha lo stesso carisma di Obrador, Sheinbaum è stata apprezzata durante il suo più importante incarico politico. Quando ha lasciato la guida del governo di Città del Messico, nel 2023, il suo tasso di approvazione era del 54 per cento, merito anche di una campagna efficace contro l’insicurezza. Oggi molti si chiedono se potrà ripetere quel successo sul territorio nazionale, considerando che il Messico ha livelli di violenza altissimi e che durante la campagna elettorale sono stati uccisi almeno trenta candidati.

Obrador ha puntato sulla militarizzazione del paese e finora Sheinbaum non ha dato segnali di voler fare diversamente. La futura presidente dovrà poi fare i conti anche con i tre pilastri della gestione del suo predecessore: un ampio stanziamento di fondi per i programmi sociali e di sostegno alla povertà, l’ostilità nei confronti di istituzioni come l’istituto elettorale e la corte suprema e attacchi frequenti ai mezzi d’informazione indipendenti e alle ong.

Fiducia nella scienza

Molti ripongono grandi speranze nella formazione scientifica di Sheinbaum. Durante la campagna elettorale la leader di sinistra ha promesso più volte, senza fornire dettagli, di favorire l’uso delle energie pulite. Quest’atteggiamento segna una rottura con l’amministrazione di Obrador, promotore di riforme rivolte a concentrare la produzione energetica nelle mani delle aziende statali, poco inclini a investire nelle fonti rinnovabili.

La fiducia nella scienza è uno degli aspetti che più differenziano Sheinbaum dal suo mentore. Durante la pandemia di covid-19, Obrador ha sottovalutato la pericolosità del virus, ignorando le raccomandazione degli scienziati. Sheinbaum ha voluto difendere in ogni modo la salute pubblica, con una strategia sanitaria che è stata più volte elogiata.

“Costruiremo un governo onesto, senza lobby, corruzione o impunità”, ha detto la presidente eletta il 29 maggio nel comizio di chiusura della sua campagna elettorale, nella piazza dello Zócalo a Città del Messico. “Non ci sottometteremo a nessun potere economico o straniero, per quanto possa essere forte. Rispetteremo la diversità politica, sociale, di genere e sessuale. Garantiremo l’uguaglianza delle donne”.

Nei prossimi sei anni i messicani valuteranno quante di queste promesse saranno mantenute. ◆as

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Questo articolo è uscito sul numero 1566 di Internazionale, a pagina 27. Compra questo numero | Abbonati