Dall’inizio della pandemia di coronavirus, con i lockdown imposti in tutta Europa, il valore essenziale del diritto alla casa e il suo legame con la salute e la sicurezza è diventato più chiaro che mai. Per molti senzatetto, tuttavia, è rimasto un miraggio. Prima della pandemia, Anna e Marco (nomi di fantasia), una giovane coppia italiana di Bologna, avevano un lavoro e una casa. Ma con le chiusure sono stati licenziati e non hanno più potuto pagare l’affitto, come le 50mila persone senzatetto che vivono in Italia. Nel marzo 2020 il governo ha introdotto l’obbligo di restare in casa, la polizia multava chiunque venisse trovato fuori dalla propria abitazione senza un motivo valido. Anna e Marco hanno cercato aiuto in un centro d’accoglienza della Caritas, alla periferia di Bologna, dove accettano anche le coppie. Mentre andavano lì sono stati multati dalla polizia per aver violato il lockdown.

Multa annullata

“Come fa un senzatetto a stare in casa?”, si chiede Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di strada, una onlus italiana che offre assistenza legale alle persone senza fissa dimora. Insieme a una collega, Mumolo ha seguito il caso di Anna e Marco. Dopo il ricorso di Avvocato di strada, la prefettura di Bologna ha annullato la multa considerando legittimo il comportamento della coppia.

Anna e Marco non sono gli unici senza fissa dimora multati durante la pandemia. “A parte le multe, i problemi delle persone senza fissa dimora non sono cambiati”, dice Mumolo. Divorzi, sfratti, difficoltà di accesso ai servizi sociali, problemi amministrativi dovuti alla mancanza di un indirizzo di residenza, tutti problemi peggiorati con la pandemia. “Anche perché c’è più povertà”, dice Mumolo.

La storia della onlus Avvocato di strada comincia nel 1993, quando Mumolo faceva volontariato nelle strade di Bologna per aiutare chi non aveva una casa. Di giorno faceva l’avvocato specializzato in diritto del lavoro, di notte il volontario. Mentre distribuiva cibo caldo e coperte, le persone gli chiedevano consulenze legali. “Mi sono reso conto che in strada c’era anche molta fame di diritti”, racconta Mumolo. Gli chiedevano consigli su multe e sfratti o su questioni di lavoro, ma il problema più frequente era la mancanza di un indirizzo di residenza e le conseguenze amministrative. Secondo le stime, un terzo dei senzatetto italiani non ha un indirizzo di residenza, la porta d’accesso ai diritti fondamentali sanciti dalla costituzione. Non può chiedere un medico di base, non può votare, non può rinnovare la carta d’identità e non può accedere ai servizi sociali o della pubblica amministrazione.

La perdita della residenza avviene secondo uno schema tipico, spiega Mumolo. “Una persona viene sfrattata e finisce in strada. In quell’appartamento ci va ad abitare qualcun altro che chiede la residenza”. Quando il comune si rende conto che i suoi registri devono essere aggiornati, aggiorna le liste compilate dall’anagrafe, “cancellando” di fatto chi non ha una nuova dimora fissa. “Senza residenza si diventa invisibili e non si esce dalla strada”, sottolinea.

Mumolo ha deciso di mettere le sue competenze a servizio di una buona causa, così ha creato l’organizzazione Avvocato di strada che rappresenta le persone che, per via del loro status amministrativo, non possono accedere alla consulenza legale. All’inizio erano solo lui e un collega. Partita da un piccolo sportello di assistenza a Bologna, l’organizzazione è presto cresciuta e si è diffusa nel territorio. Quasi trent’anni dopo, Avvocato di strada è in 55 città italiane e ha 1.075 avvocati. “Siamo lo studio legale più grande d’Italia”, scherza Mumolo.

Accedere ai servizi essenziali

Via Mariano Tuccella a Bologna è una strada che non esiste fisicamente. Nemmeno Via Modesta Valenti a Roma. Sono entrambi indirizzi fittizi, che prendono il nome da due persone senzatetto morte in strada. Più di duecento comuni in tutta Italia hanno istituito vie fittizie che non esistono nella topografia ma che hanno tuttavia valore legale, così da garantire i diritti costituzionali fondamentali anche alle persone senza una residenza anagrafica. Pure se con alcune distinzioni, l’idea di dare alle persone senza casa un indirizzo temporaneo per accedere ai diritti sociali non è diffusa solo in Italia. In Belgio, dal 1997 i senzatetto possono registrarsi a quello che viene chiamato “indirizzo di riferimento”, mentre nel Regno Unito è in corso un programma pilota che gli consente di “prendere in prestito” fino a sei mesi l’indirizzo di una proprietà non occupata per accedere ai servizi essenziali.

Non tutti i comuni italiani, tuttavia, vogliono fare spazio agli indirizzi fittizi. Una ricerca condotta da Avvocato di strada nel 2019 denuncia i molti ostacoli che i senza dimora devono affrontare. Su 302 comuni interpellati dall’Avvocato di strada, 175 non hanno fornito all’organizzazione nessun dettaglio sulle loro procedure relative agli indirizzi. Alcuni non hanno nemmeno risposto al telefono, un esempio di quanto possa essere frustrante per i senzatetto cercare di comunicare con le istituzioni.

Una persona senza fissa dimora che vuole prendere un indirizzo fittizio si scontra con altre difficoltà: molti comuni richiedono un attestato del reddito o un documento d’identità, che spesso non ha. A volte quando un senzatetto va all’anagrafe, non gli vengono nemmeno dati i documenti per avviare una richiesta di residenza. È qui che interviene Avvocato di strada. In alcuni casi il processo di registrazione di un indirizzo fittizio è semplice: la presenza di un avvocato è sufficiente per avviare la macchina burocratica. Altre volte Avvocato di strada è costretto a fare causa al comune.“G. è arrivato da noi dopo aver girato tra i vari uffici della città, pieni di inutile burocrazia, senza essere riuscito a far rispettare un suo diritto essenziale, quello alla residenza anagrafica”, ricorda un volontario di Avvocato di strada. Ma l’onlus l’ha aiutato ad avere un indirizzo fittizio. “Ha nuovamente diritto di voto e accesso alle cure mediche”.

In un altro caso, un richiedente asilo senza fissa dimora affetto da una malattia cronica potenzialmente letale non riusciva a ottenere cure. Come tante altre persone che vivono in strada, anche Mohamed per ricevere assistenza sanitaria poteva rivolgersi solo al pronto soccorso, e questo significava che spesso il suo diabete non veniva curato. Quando Olivia, una volontaria, l’ha incontrato, Mohamed aveva appena presentato la domanda di asilo politico ma non aveva ancora una residenza. “Era molto preoccupato di non riuscire a farsi bastare l’insulina”, ricorda Olivia. “Da lì è cominciata una lunghissima trafila burocratica. Mohamed oggi ha la residenza. E l’insulina”.

Il quinto rapporto sull’esclusione abitativa in Europa, pubblicato dalla fondazione francese Pierre Abbé e dalla Federazione europea delle organizzazioni nazionali che lavorano con i senzatetto (Feantsa), dimostra che nell’ultimo decennio la composizione sociale della popolazione europea dei senzatetto è cambiata. Ormai gli uomini single non sono più la stragrande maggioranza, ci sono anche anziani di ogni sesso con pensioni troppo basse, persone sfrattate, divorziate, lavoratori con uno stipendio molto basso e migranti esclusi da ogni servizio sociale.

Assistenza sanitaria

La pandemia ha solo amplificato i problemi che i senzatetto già avevano ed è probabile che in Europa aumenteranno le persone che dormono in strada perché hanno perso il lavoro. In Italia sono aumentate le persone in condizione di povertà assoluta. Secondo l’Istat, sono quasi un milione.

Avvocato di strada, ricevendo molte segnalazioni di casi simili a quelli di Anna e Marco, ha chiesto al presidente del consiglio, ai presidenti di regione e ai sindaci di non multare i senzatetto, ma di offrirgli ricoveri e cure mediche. “Se non lo fate per un sentimento di solidarietà, fatelo per egoismo”, dice Mumolo, “perché quando una persona si ammala diventa un veicolo d’infezione per tutti” .

Avvocato di strada ha vinto tutte le cause relative alle multe fatte dall’inizio del lockdown perché l’applicazione della norma non teneva in considerazione le circostanze: chi è senzatetto non può rispettare i divieti perché non ha una casa dove stare. L’obiettivo di Avvocato di strada e delle associazioni simili in Europa è reinserire i senzatetto nella comunità, e garantire che abbiano accesso all’assistenza sanitaria e a un alloggio. “Serve un’azione sociale mirata”, afferma Mumolo. Ma prima “ci vuole un avvocato per uscire dalla strada”. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1410 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati