Le valigie sono sistemate in soffitta, la crema solare è finita e i souvenir sono stati distribuiti. Cosa resta? Il passaggio dall’estate all’autunno, dalle vacanze alla vita normale. Per molte persone questo significa una casella di posta strapiena, ritmi domestici incalzanti e un’agenda zeppa di impegni. Un po’ alla volta, la spensieratezza delle ferie svanisce. Gli studiosi hanno coniato un termine per questa sensazione: il fade-out-effect, ovvero il tempo che ci vuole prima che si esauriscano gli effetti positivi di una vacanza, come più entusiasmo per il lavoro o uno stress ridotto.

I benefici di una vacanza possono durare da 21 a 43 giorni, secondo una ricerca. Un altro studio mostra che, se subito dopo si ha molto lavoro, gli effetti positivi durano meno; se invece si mantiene un ritmo rilassato, resistono più a lungo. Cosa si può fare per avere un rientro più morbido?

Concedersi del tempo

In vacanza si esce dalla routine: si va in giro in infradito, si mangia spesso fuori o ci si sveglia in campeggio con il canto degli uccellini. Tornare alla vita di prima richiede uno sforzo che può portare stanchezza, assenza di motivazione o malinconia. “All’improvviso si torna a una limitazione della libertà”, spiega la psicologa del lavoro Tosca Gort.

Jan Machek, psicologo del lavoro dell’associazione olandese ArboNed, definisce il post-holiday-funk – ovvero la sindrome da rientro o depressione post-vacanze – un “jet lag del sistema che regola lo stress”. Durante le ferie i livelli degli ormoni dello stress si abbassano e si attiva il sistema nervoso parasimpatico, che aiuta a rilassarsi e a riposare. “Quando si torna al lavoro c’è un picco improvviso di cortisolo. Molte persone si sentono tese già la domenica sera”. Proprio come con un vero jet lag, il corpo ha bisogno di tempo per adattarsi.

Si può evitare lo “shock da rientro” prevedendo dei giorni di decompressione, consiglia Gort: si programmano uno o più giorni liberi tra la fine delle vacanze e il ritorno al lavoro per riposarsi, fare le lavatrici e ambientarsi. È normale sentirsi un po’ giù in questo periodo di passaggio, dice Gort, e avere una “giornata no”. Per fortuna, “la maggior parte delle persone si abitua in poco tempo”.

Reimpostare l’orologio biologico

Le vacanze mandano un po’ in tilt l’orologio biologico. Negli ultimi giorni di ferie si può cominciare a impostare la sveglia all’ora in cui ci si alza quando si va al lavoro, suggerisce il neuropsicologo clinico Erik Scherder, “per riprendere il ritmo”.

Per reimpostare l’orologio biologico ancora più velocemente, Machek consiglia di esporsi subito al sole al mattino. “Il ritmo circadiano degli animali marini funziona con le maree, gli esseri umani invece seguono la luce e il buio. La luce solare invia al cervello un segnale che inibisce la produzione di melatonina e attiva tutto”.

Fare abbastanza pause

Non appena la quantità di lavoro cresce le persone tendono a fare meno pause, a muoversi poco e a mangiare spuntini poco salutari. I ricercatori chiamano questa tendenza “il paradosso della ripresa”: proprio nei momenti in cui il corpo e la mente hanno più bisogno di rimettersi in forze, le persone ci riescono meno.

Secondo Gort, un modo per rompere questo schema è “accettare e rallentare”. Aumentare le pause proprio quando c’è più da fare può sembrare controintuitivo, ma rallentando il ritmo in modo consapevole si ha una visione d’insieme e c’è spazio per reagire con maggiore intelligenza. Anche piccole pause di dieci minuti, in cui si chiacchiera con un collega o si fissa il vuoto, contribuiscono al recupero di energie. Passeggiare è l’ideale, dice Gort, ma anche muoversi in ufficio può servire. “Fare piegamenti tra i colleghi può sembrare assurdo, eppure funziona”.

Mantenere le buone sensazioni

Tentare di mantenere la quiete anche dopo le vacanze aiuta a rendere più sopportabile il rientro. “Bisogna evitare di dirsi: ‘È finita’”, dice Scherder. Secondo lui bastano piccoli momenti gradevoli che spezzano la settimana. Per esempio una passeggiata nella natura, andare a mangiare fuori o al teatro. Le vacanze non devono per forza essere qualcosa che accade una volta all’anno. Si può portare a casa questa sensazione di benessere, inserendola nella vita di tutti i giorni.

Dare certezze ai bambini

Dopo una lunga pausa in cui le regole sono diventate più flessibili e l’ora di andare a letto è stata spostata in avanti, anche per i bambini può essere difficile riprendere la routine. “Alcuni vivono la transizione con più facilità”, dice la pedagogista e ricercatrice Loes van Rijn-van Gelderen dell’università di Amsterdam. Conviene spiegargli quali cambiamenti ci saranno: “La chiarezza li tranquillizza”.

Se il bambino o la bambina fa resistenza bisogna capire se è per via delle nuove regole o se dietro ci sono paura, ansia o insicurezza. Nel primo caso “sta mettendo alla prova questi nuovi limiti”, dice la pedagogista, e allora è bene seguirli in modo coerente. Nel secondo caso è importante dare spazio ai sentimenti dei più piccoli. “Riconoscere le emozioni e spiegare che le novità mettono un po’ di agitazione a tutti”.

Ai genitori Van Rijn-van Gelderen consiglia di abbassare le aspettative . “Fate cose divertenti anche per voi, ogni tanto, così da avere le energie per affrontare i momenti più difficili. E non pretendete di essere sempre dei genitori perfetti”.

Ripartire da zero

Secondo Machek, la sindrome da rientro “non è una patologia”. “Non vale per tutti, e non tutti la vivono allo stesso modo. Dipende dal significato che le persone danno al lavoro in rapporto alla loro vita”. Se dopo alcune settimane ci si trascina ancora in ufficio, forse c’è un altro problema. È un segnale importante per rivalutare le proprie scelte.

Che si torni alla scrivania con nuove energie, o che si voglia cambiare radicalmente, settembre è il momento giusto per farlo, sostiene Machek. “In inverno le persone si chiudono in se stesse, come il resto della natura, per un periodo di recupero. In estate tutto fiorisce e anche le persone si ricaricano, trovano energia e ambizioni. Se esiste un momento ideale per un nuovo inizio, settembre è venti volte più adatto di gennaio”. ◆ oa

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Questo articolo è uscito sul numero 1631 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati