Sono fuori di me. Le mie istruzioni erano chiare: dovevate entrate nel Louvre, dirigervi verso l’ala Denon e portarmi i Da Vinci. E invece cosa avete fatto? Mi avete portato un mucchio di ciondoli! Ora mettetevi lì, sopra la botola. Un po’ più a destra…

È divertente immaginare un collezionista d’arte supermalvagio, tipo un cattivo di 007, mentre punisce i ladri del Louvre per la loro stupidità e il loro cattivo gusto. Certo, i sistemi di sicurezza per proteggere la Monna Lisa sono migliorati parecchio da quando il dipinto fu trafugato nel 1911. Ma gli altri Leonardo del museo sono semplicemente appesi ai muri. Inoltre nell’ex palazzo reale ci sono così tante meraviglie e così tante gallerie appartate che i ladri avrebbero potuto agevolmente portarsi a casa una natura morta di Chardin, un Rogier van der Weyden o una statuetta mesopotamica.

Reliquie anonime

Naturalmente sono felice che non lo abbiano fatto. Quando ho scoperto i dettagli del colpo compiuto la mattina del 19 ottobre ho tirato un sospiro di sollievo: nonostante fossero circondati da centinaia di tesori dell’arte, i criminali che hanno usato una scala telescopica piazzata su un furgone per entrare nella Galerie d’Apollon hanno arraffato solo qualche gingillo monarchico. In molti hanno versato calde lacrime sul furto degli “inestimabili gioielli della corona di Francia”, ma la verità è che non stiamo parlando dei gioielli della corona britannica, simbolo di un paese che è ancora una monarchia. La Francia se n’è sbarazzata da tempo, dunque diciamoci la verità: si tratta solo di anonime reliquie.

Tra gli oggetti rubati ci sono una collana e un paio di orecchini appartenuti a Marie-Amelie, moglie del monarca ottocentesco Luigi Filippo e tecnicamente ultima regina di Francia. Dopo la rivoluzione del 1848 i reali furono esiliati nel Regno Unito e la regina morì nel Surrey, nel 1866. Il potere fu conquistato da Luigi Napoleone Bonaparte, nipote del Napoleone originale. I ladri hanno prelevato anche una tiara (ritrovata subito dopo la rapina) e una spilla di sua moglie, l’imperatrice Eugénie, morta a Madrid nel 1950, cinquant’anni dopo la deposizione del marito.

Il collier dell’imperatrice Maria Luisa (Stephane De Sakutin, Afp/Getty)

Tutto chiaro? Buon per voi. La storia post-rivoluzionaria francese mi fa girare la testa già dai tempi del liceo. Tornando ai gioielli, anche la collana e gli orecchini di smeraldo associati al Napoleone originale e più famoso appartenevano in realtà alla sua seconda moglie, non alla celebre Josephine. Sono abbastanza convinto che il ministro dell’interno francese stesse ridendo sotto i baffi mentre sosteneva che la refurtiva aveva “un valore storico inestimabile”.

Qui la storia c’entra poco, e l’arte ancora meno. È tutta una questione di zaffiri, smeraldi, diamanti e dell’oro e dell’argento in cui sono incastonate le pietre preziose. Non serve un esperto d’arte per capire che i ladri hanno ignorato tutti i capolavori culturali del Louvre concentrandosi su oggetti di scarso interesse perché puntavano ai materiali preziosi che li compongono.

La tiara dell’imperatrice Eugénie (Maeva Destombes, Hans Lucas/Afp/Getty)

I rapinatori che nel 2019 hanno prelevato il water d’oro di Maurizio Cattelan da Blenheim palace non erano minimamente attirati dall’arte di Cattelan ma solo dall’oro, che hanno rivenduto nell’arco di pochi giorni. Il water si è letteralmente “liquefatto” nel vorace mercato dei metalli preziosi. È molto probabile che un destino simile possa toccare anche ai gioielli della corona del Louvre, smontati e venduti in pezzi, pietre e metalli anonimi, sempre che le autorità non riescano a recuperarli in tempo.

Questo metodo è immensamente più pratico rispetto all’impresa di piazzare un’opera artistica famosa in tutto il mondo. Il furto d’arte “classico” è un’operazione irrazionale che raramente funziona. Quando i ladri rubarono _L’urlo _dal museo Munch di Oslo, non avevano idea di cosa farsene. Il dipinto, come è stato spiegato dalla polizia della capitale norvegese, è risultato gravemente danneggiato dalla lunga permanenza all’interno di un furgone. Come si fa a tenere nascosto per molto tempo un capolavoro di questa portata? Il furto della _Natività _di Caravaggio compiuto dalla mafia di Palermo si è probabilmente concluso con la distruzione del dipinto in frammenti senza valore. Le pietre e i metalli preziosi, invece, non si deprezzano una volta che i gioielli sono stati smontati.

La migliore difesa è la fama

Ovviamente è possibile che i ladri del Louvre, almeno in prima battuta, volessero provare a venderli interi. D’altronde alcuni dei gioielli reali rubati dal Grünes Gewölbe del castello di Dresda nel 2019 sono stati ritrovati intatti a Berlino nel 2022. Per inciso, il furto di Dresda, città che ospita capolavori come la _Madonna Sistina _di Raffaello e la _Venere dormiente _di Giorgione, conferma la tendenza recente dei criminali a concentrarsi sulle gemme e i metalli preziosi anziché prendersi la briga di provare a vendere un quadro famoso.

Paradossalmente, il furto dei gioielli francesi è un’ottima notizia per i guardiani dell’arte mondiale. Il Louvre rafforzerà le sue misure di sicurezza, ma forse la migliore difesa per l’arte è proprio la sua fama, in un’epoca in cui anche dipinti e sculture minori possono essere identificati immediatamente online.

Due arresti

◆ Il 25 ottobre 2025 le autorità francesi hanno arrestato due persone sospettate di aver fatto parte della banda che la mattina del 19 ottobre ha messo a segno il colpo al Louvre. Gli inquirenti hanno rintracciato i due sospetti grazie ai campioni di dna prelevati sul luogo della rapina e su una serie di oggetti usati nel corso dell’azione e abbandonati durante la fuga. “I ladri alla fine vengono sempre trovati. Sembra trattarsi di un caso di grande criminalità, vedremo”, ha affermato il ministro dell’interno francese Laurent Nuñez che si è detto “preoccupato” per la sorte dei gioielli rubati. Afp


Quando il ritratto del duca di Wellington dipinto da Goya fu rubato dalla National Gallery, nel 1961, lo scenografo Ken Adam ne inserì una riproduzione nel film Agente 007. Licenza di uccidere, in bella vista nel covo del dottor No. Il sottinteso era che solo un cattivo dell’organizzazione criminale Spectre poteva commissionare un furto di quel livello. La storia vera, invece, aveva come protagonisti un autista in pensione di Newcastle e suo figlio, e aveva innegabilmente una sua aura romantica.

Ma ormai il lato sentimentale dei furti clamorosi appartiene al passato. La rapina del Louvre conferma che nel mondo della malavita l’interesse per l’arte è stato sostituito dall’avidità nuda e cruda. D’altronde l’arte è fragile, un diamante è per sempre. ◆ as

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1638 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati