Per vent’anni la velista greca Sofia Bekatorou ha convissuto con il ricordo di uno stupro. Nonostante la sofferenza per quell’esperienza dolorosa, è diventata una delle atlete più decorate della storia dello sport greco, oltre ad aver cresciuto due figli e a essersi laureata in psicologia. “Non riuscivo a perdonarmi di non aver reagito come avrei voluto”, dice, “a volte ho cercato di trovare una soluzione nei miei sogni, immaginando di essermi comportata in modo diverso”. La rimozione è un meccanismo di difesa, spiega la velista. “Ma la conseguenza di non aver affrontato l’evento è la perdita di rispetto per se stessi. Cominci a considerarti colpevole”, aggiunge.
A gennaio Bekatorou ha raccontato la sua storia, accusando Aristidis Adamopoulos, il vicepresidente della federazione velistica greca, di averla attirata nella sua camera d’albergo e di averla stuprata nel 1998, quando aveva 21 anni. “Ha detto che si sarebbe fermato se glielo avessi chiesto, invece non si è fermato. Dopo che ha smesso di starmi sopra sono uscita dalla stanza in lacrime per la vergogna”, ha raccontato Bekatorou a una rivista.
Le rivelazioni dell’atleta hanno dato il via al movimento #MeToo in Grecia, spingendo il governo ad aprire un’inchiesta sull’atletica amatoriale. Negli anni successivi allo stupro, nella psiche di Bekatorou c’è stata una svolta. Ha vinto dieci medaglie alle regate 470 in compagnia di Aimilia Tsoulfa, tra cui un oro olimpico nel 2004 e quattro ori ai mondiali organizzati in Ungheria, Slovenia, Italia e Spagna. Ma in questi anni la federazione greca ha sempre cercato di scoraggiarla e demoralizzarla.
Bekatorou è convinta che l’ostruzionismo della federazione era dovuto al fatto che si era opposta alle avance sessuali del suo allenatore, diventato nel frattempo il vicepresidente della federazione. “Era una vendetta, un tentativo di sminuirmi”, spiega. “Mi ostacolavano e per giustificarsi dicevano che volevano promuovere nuove atlete”.
Nel corso degli anni la situazione è peggiorata. “Più vincevo e più mi facevano la guerra”.
Il premier greco Kyriakos Mitsotakis e la presidente Katerina Sakellaropoulou hanno incontrato Sofia Bekatorou offrendole sostegno a la Germania
Nel 2009 è nato il suo primo figlio, e Bekatorou ha cominciato a interessarsi di più al benessere delle giovani atlete. Teneva d’occhio il suo stupratore. “Osservavo il modo in cui si comportava e mi è venuto il sospetto che non avesse mai smesso”. Il timore che continuasse ad abusare sessualmente delle atlete è stato confermato da alcuni contatti fuori dalla federazione, dove Adamopoulos ormai si era fatto una reputazione. “Non si nascondeva. Pensava che fosse normale”, racconta Bekatorou. Alla fine l’occasione per agire le è stata offerta proprio dal suo stupratore.
Nel novembre del 2020 il governo greco ha chiesto agli atleti suggerimenti per una riforma dello sport. Nikolaos Kaklamanakis, un altro importante velista, davanti a una commissione parlamentare ha parlato di gravi negligenze finanziarie nella federazione velistica. “Se oggi vi chiediamo di abbattere muri, sono muri di corruzione, abuso di potere e negligenza”, ha detto Kaklamanakis. La federazione gli ha fatto causa per diffamazione, e Bekatorou è stata chiamata a testimoniare. Durante la deposizione a sorpresa ha rivelato per la prima volta l’episodio dello stupro.
Denunce e dimissioni
La sua denuncia pubblica ha incoraggiato altre donne a farsi avanti. Una velista ha raccontato che il suo allenatore l’aveva stuprata a undici anni. L’allenatore si è giustificato sostenendo che non si era trattato di stupro perché all’epoca era innamorato. Attualmente è in carcere in attesa di processo.
Da quel momento in Grecia si sono moltiplicate le denunce di abusi sessuali, fisici e psicologici, soprattutto di attrici. I colleghi e i registi chiamati in causa hanno risposto con denunce per diffamazione. Un attore si è difeso dall’accusa di aver molestato un’attrice minorenne dichiarando: “Faceva resistenza, ma io sono all’antica, ho insistito”.
Il vicepresidente della federazione di vela Adamopoulos, l’aggressore di Bekatorou, si è dimesso. “Accolgo con sorpresa le dichiarazioni di Sofia Bekatorou secondo cui l’avrei violentata ventitré anni fa”, ha scritto in una lettera al comitato olimpico greco. Adamopoulos ha negato le accuse, dichiarando di essersi dimesso “a causa della pubblicità negativa” causata dalla vicenda.
◆ 1977 Nasce ad Atene, in Grecia.
◆ 1998 Viene stuprata da un dirigente della federazione greca di vela.
◆ 2004 Vince l’oro alle olimpiadi di Atene.
◆ novembre 2020 Per la prima volta denuncia pubblicamente il suo stupro.
◆ febbraio 2021 La ministra della cultura Lina Mendoni è accusata di aver protetto Dimitris Lignadis, ex regista del teatro nazionale greco accusato di abusi sessuali.
Il primo ministro Kyriakos Mitsotakis e la presidente Katerina Sakellaropoulou hanno incontrato Sofia Bekatorou offrendole il loro sostegno. Per la legge greca dopo vent’anni il reato di stupro va in prescrizione, ma il governo sta pensando di estendere i termini, anche se non retroattivamente.
Dopo le accuse di abusi sessuali e reati finanziari, le autorità greche stanno indagando sulle federazioni di atletica amatoriali. Il governo ha vietato a circa metà di diecimila società del paese di votare alle elezioni per gli organi delle federazioni sportive. Si è scoperto che molti club che risultavano ancora attivi in realtà non esistevano più. “Non sapevamo quanti club c’erano nel paese, come non lo sapeva nessuno dei precedenti ministri dello sport. Le federazioni lo sapevano, quindi al momento delle votazioni aggiustavano i risultati a loro piacimento”, ha dichiarato il ministro dello sport Lefteris Avgenakis. Altre riforme affronteranno il problema “delle molestie e degli abusi di potere”, dice una fonte del ministero dello sport.
Secondo Anne Tiivas, presidente dell’organizzazione britannica Safe sport international, i dati sulle molestie sessuali nel mondo dello sport sono incompleti. Per questo la Safe sport international lavora per garantire una maggiore trasparenza. “Ma alcune cose le sappiamo. Per esempio che se hai talento hai anche più probabilità di subire molestie”, spiega Tiivas.
Nel 2020 la Hamogelo, un’organizzazione per la tutela dei bambini, ha registrato 2.009 episodi di abusi sui minori in Grecia. “Solo 31 includevano molestie sessuali, e questo dimostra che le persone non ne parlano e non le denunciano. Ma il problema è più grave di quello che sembra, anche perché non esiste un meccanismo nazionale per registrare i casi di molestie sessuali”, spiega il fondatore e direttore dell’organizzazione Andreas Yiannopoulos. Yiannopoulos chiede al governo d’inasprire le pene per i molestatori e di facilitare il lavoro dei tribunali. “I processi cominciano troppo tardi. Passano anni, e i bambini diventano adulti”, spiega Yiannopoulos. Secondo Tiivas la possibilità che il movimento #MeToo nato dalla denuncia di Bekatorou cambi le cose dipende dal governo: “Bisogna coinvolgere persone con esperienze concrete, persone come Bekatorou”.
Sofia Bekatorou sta pensando di cominciare una seconda carriera come consulente. Oggi incontra le vittime di molestie sessuali che non hanno nessun altro a cui rivolgersi, e fa da collegamento tra loro e le procure.
A prescindere dall’aiuto, però, superare il trauma dell’abuso e denunciarlo resta un’esperienza solitaria. “In mare spesso ho dovuto allontanarmi dagli altri e seguire la mia rotta, e alla fine ho avuto ragione. Non ho paura di essere sola. Quando ho cominciato la mia battaglia sapevo che avrei potuto rimanere isolata”, commenta Bekatorou. “Ma è meglio essere soli che non potersi guardare allo specchio”. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1400 di Internazionale, a pagina 72. Compra questo numero | Abbonati