È stato grazie all’amministrazione della sua città, Maricá, che Agnes Marques Ferreira ha evitato di finire in miseria quando a gennaio ha perso il lavoro come cassiera al supermercato: le autorità le hanno corrisposto un reddito di base di 900 real, circa 140 euro. A Marques Ferreira, che è una madre single di due bambini, i soldi bastano appena per arrivare a fine mese. Ma può contare anche su una riduzione del 20 per cento delle bollette di acqua ed elettricità. Inoltre in città non si paga per prendere l’autobus e in caso di bisogno, per esempio per ristrutturare il bagno, l’amministrazione municipale concede ai residenti un prestito a tasso zero. La famiglia di Marques Ferreira abita in una casetta alla periferia di Maricá. “Se vivessimo a Rio de Janeiro saremmo già in mezzo a una strada a chiedere l’elemosina”, spiega. “Qui invece posso fare una vita che per la maggior parte dei brasiliani poveri è un miraggio”.
Maricá, una città costiera sessanta chilometri a nord di Rio de Janeiro, a prima vista è identica a tante altre città brasiliane. La superstrada a quattro corsie che la collega a Rio è fiancheggiata da pompe di benzina, officine, ristoranti economici e chiese evangeliche. Quando si esce dalla superstrada per dirigersi al centro, il paesaggio cambia. Lungo le strade ci sono piste ciclabili e le bici si possono noleggiare gratis. Vigili in uniforme aiutano bambini e anziani ad attraversare la strada. Sulla piazza principale sono in corso lavori di ammodernamento e poco distante c’è un nuovo cinema rosso fiammante fatto costruire dall’assessorato alla cultura. Sono rossi anche gli autobus, le bici a noleggio e il municipio. Il colore indica che qui governa la sinistra.
Maricá è come un’isola nel Brasile di Jair Bolsonaro, il presidente di estrema destra. Da dodici anni questo centro di 160mila abitanti è amministrato dal Partito dei lavoratori (Pt) dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva ed è diventato il laboratorio di una politica sociale innovativa, che mira all’uguaglianza di genere e all’integrazione.
Con il massimo dei voti
Misure che in molte parti del mondo sono ancora oggetto di dibattito, e appaiono tanto più rilevanti in tempo di pandemia, a Maricá sono una realtà: reddito di base incondizionato, trasporti pubblici e assistenza sanitaria gratuiti. Il modello di Maricá è studiato da sociologi, economisti e politici di tutto il mondo.
“Siamo un laboratorio per tutto il Brasile”, dice Washington Quaquá, 49 anni, che è stato il sindaco della città dal 2009 al 2017 e ha gettato le basi di questa politica. Quaquá è un sociologo e fa parte della direzione nazionale del Pt, di cui è uno degli astri nascenti sotto l’ala dell’onnipotente Lula.
Nel 2016 Quaquá, che aveva già completato due mandati, non ha potuto ricandidarsi e ha sostenuto un suo compagno di università, Fabiano Horta. Eletto sindaco, Horta ha avuto un tale successo che lo scorso novembre ha ottenuto a sua volta un secondo mandato, con un risultato spettacolare: l’88 per cento dei voti.
Alle presidenziali del 2018, a Maricá Bolsonaro aveva ottenuto il 62 per cento. Non è difficile trovare i suoi sostenitori. In centro, davanti a un chiosco di bibite, Wilson Gomes de Andrade, pensionato di 78 anni, è pronto a cantare le lodi del presidente: “Bolsonaro non ruba e non permette agli altri di farlo!”. Secondo lui, i sostenitori del Pt sono “tutti comunisti”. Ma su Quaquá e il suo successore Horta non ha nulla da ridire: “Lavorano bene, ma sono iscritti al partito sbagliato”, bofonchia l’ex orologiaio. A “sanità, istruzione, reddito di base e urbanizzazione” dà un bel dieci, il massimo dei voti. “Il nostro sindaco è il migliore di tutto lo stato federale di Rio de Janeiro”. Un giudizio così positivo da parte di un sostenitore convinto di Bolsonaro sorprende ancora di più se si considera che nel 2014 il tribunale elettorale regionale ha interdetto Quaquá dai pubblici uffici per otto anni. Secondo i giudici, nel 2012 l’allora sindaco avrebbe commesso un abuso di potere aumentando lo stipendio dei dipendenti municipali poco prima del voto, allo scopo di assicurarsi la rielezione. Ma i suoi avversari non sono riusciti a ottenere un vantaggio politico da questa decisione. Anche se non ha più incarichi pubblici, Quaquá è il politico più potente di Maricá. Riceve i visitatori in una tenuta di campagna non troppo curata, sulle verdi colline fuori città. Nell’aria c’è odore di brace, sul fondo della piscina ci sono delle pozze d’acqua stagnante, alle pareti della veranda sono appesi dei manifesti ingialliti del movimento dei Sem terra e del Pt. All’ingresso della tenuta attendono il loro turno consiglieri comunali, sindacalisti e anche un ministro del precedente governo di sinistra, guidato dalla presidente Dilma Rousseff.
Molte persone che hanno fatto parte dei precedenti governi di Lula e di Rousseff si sono trasferite a Maricá.
Modelli da tutto il mondo
Quaquá si siede sotto un enorme dipinto a olio di Che Guevara, che è ritratto con una tazzina di caffè in mano. Dice di ammirare il leader guerrigliero: “Per noi Cuba è una fonte d’ispirazione romantica”. Per le politiche economiche, invece, il suo modello è la Cina, che ha una strategia a lungo termine. “Lì lo stato è un incubatore di nuove imprese”. A Maricá ha cercato di copiare il modello cinese: l’amministrazione municipale finanzia le startup nel settore delle nuove tecnologie. Dalla socialdemocrazia nordeuropea ha ripreso invece le politiche sociali e l’idea per finanziarle, anche quando si sarà esaurita la principale fonte di denaro del municipio: i giacimenti di petrolio nelle acque al largo di Maricá.
Quaquá definisce “un dono della natura” le enormi riserve scoperte durante la presidenza Lula. I pagamenti per le concessioni che la Petrobras – l’azienda petrolifera statale – versa alle città costiere sono l’entrata principale dell’amministrazione di Maricá. Grazie alle concessioni, nei prossimi tre anni l’attuale sindaco si aspetta incassi supplementari per un miliardo di real, circa 157 milioni di euro.
Il passo successivo è stato introdurre un reddito di base incondizionato. Oggi lo ricevono 42mila persone, un quarto della popolazione
Prendendo spunto dalla Norvegia, Maricá ha creato un fondo, che servirà a finanziare lo sviluppo della città anche quando si esaurirà la manna petrolifera. “Ci aspettiamo che succeda nell’arco dei prossimi vent’anni”, spiega Quaquá.
L’amministrazione municipale ha intenzione nel prossimo futuro di accelerare l’industrializzazione e rendere Maricá un centro di approvvigionamento per le piattaforme petrolifere al largo della costa, dotandosi di un nuovo porto industriale. Peccato che dovrebbe sorgere su una delle spiagge più belle del territorio municipale. Visti i possibili danni ambientali, gli ecologisti hanno ottenuto un provvedimento d’urgenza: i progetti rimarranno fermi fino a quando non arriverà la sentenza definitiva.
Un dilemma simile aveva gettato un’ombra anche sui governi di Lula e di Dilma Rousseff: il Pt punta sulla crescita economica e, se necessario, è disposto a mettere in conto eventuali danni ambientali. “Non c’è crescita senza industria”, commenta Olavo Noleto, presidente della Codemar, l’azienda per lo sviluppo di Maricá. Nei prossimi dieci anni l’obiettivo è “emanciparsi dal petrolio”.
Per allora la città avrà costruito un parco tecnologico, dotato di un’università e di fabbriche. Il municipio vuole anche creare una cooperativa per la produzione di cioccolato finissimo e di altri generi alimentari, oltre a studi cinematografici e televisivi per realizzare contenuti da trasmettere su una nuova piattaforma di streaming. Secondo Quaquá, il “Netflix di sinistra” di Maricá servirà a combattere la battaglia culturale contro il presidente Bolsonaro e i suoi sostenitori.
Alcuni lo criticano e sostengono che l’abbondanza di petrolio ha montato la testa agli attuali amministratori, ma Quaquá ribatte: “Quando siamo arrivati al potere, non incassavamo neanche le royalty sulle concessioni petrolifere, eppure siamo riusciti a ottenere tutti i risultati che ci eravamo prefissi”.
All’epoca Maricá, come molte altre città brasiliane, era dominata dalla mafia delle aziende di trasporti private, i cui proprietari finanziavano le campagne elettorali, corrompevano i politici, pilotavano l’assegnazione degli incarichi pubblici e dettavano il prezzo dei biglietti. Quaquá e i suoi alleati sono riusciti a rompere quest’oligopolio, un’impresa su cui nessuno avrebbe scommesso. Oggi gli autobus sono del comune. I veicoli sono nuovi, hanno l’aria condizionata e rispettano un orario che si può consultare su internet.
Una moneta locale
Per Quaquá il passo successivo è stato introdurre un reddito di base incondizionato per i più bisognosi. Oggi lo ricevono 42mila persone, circa un quarto della popolazione. Per ottenerlo bisogna dimostrare di vivere a Maricá da almeno tre anni e di guadagnare meno del triplo del salario minimo. Poi bisogna aprire un conto corrente nella banca di proprietà del comune e scaricare un’app sul telefono. All’inizio di ogni mese i soldi vengono accreditati sul conto.
Il reddito di base non è corrisposto in real, la moneta ufficiale brasiliana, ma in mumbuca, una valuta digitale che si usa esclusivamente a Maricá e si può convertire in real a un tasso di cambio di uno a uno. La mumbuca serve all’amministrazione comunale per sostenere l’economia locale. “Prima le persone andavano a Rio a fare acquisti”, spiega Quaquá. “Ora i loro soldi li spendono qui”.
“Accettiamo mumbuca”, si legge sulle vetrine della maggior parte dei negozi. In città si paga dappertutto in valuta digitale: la accettano ristoranti, studi medici, saloni di bellezza e parrucchieri. Il nome viene dal fiume che attraversa la città.
All’inizio i commercianti locali erano scettici. “Ci sembrava una follia”, ricorda Delfim Moreira, presidente dell’associazione degli imprenditori di Maricá. Ma ormai sono 9.400 i negozianti che fanno affari in valuta digitale, più di quelli che accettano carte di credito come Visa e Mastercard. L’anno scorso, quando la pandemia ha colpito Maricá, l’amministrazione municipale ha aumentato il reddito di base. “Abbiamo usato il welfare come protezione della popolazione”, dice il sindaco Horta. Nello stato federale di Rio de Janeiro, Maricá è stato l’unico comune dove nel corso dell’ultimo anno sono stati creati più posti di lavoro di quelli persi per colpa della crisi.
◆In Brasile la crisi economica legata alla pandemia di covid-19 ha fatto aumentare in modo consistente il numero di famiglie in povertà estrema (cioè in cui i componenti hanno un reddito pro capite inferiore a 1,90 dollari statunitensi al mese). Ad aprile queste famiglie erano 14,5 milioni, per un totale di più di 40 milioni di persone, su una popolazione di 211 milioni di brasiliani. Il dato di aprile è il più alto dall’agosto del 2012, quando il governo ha cominciato le rilevazioni, e corrisponde a un milione di famiglie in più rispetto al febbraio del 2020, quando quelle in povertà estrema erano 13,4 milioni. Uol, Brasile
Horta è una persona schiva, non ha il carisma del suo predecessore. Per inaugurare il servizio di bici a noleggio, disponibili gratuitamente in vari punti della città, si è presentato in camicia a quadri e mascherina rossa. A dicembre si era ammalato di covid-19 ma, dice, “per fortuna me la sono cavata con poco”.
Washington Quaquá non è stato altrettanto fortunato: a novembre del 2020 è stato ricoverato nell’ospedale cittadino, in pericolo di vita per giorni, al punto da dover essere trasferito in terapia intensiva e attaccato a un respiratore. In ospedale ha avuto modo di testare l’ultimo prototipo sviluppato dall’Istituto di tecnologia di Maricá, in collaborazione con l’Università federale di Rio de Janeiro: un casco trasparente che aiuta i malati di covid-19 a respirare. Dall’ospedale Quaquá ha pubblicato su Facebook le foto del nuovo dispositivo, annunciando: “Costruiremo una fabbrica per produrlo e lo venderemo in tutto il paese”.
Nella lotta al nuovo coronavirus, Maricá è stata all’avanguardia. Il nuovo ospedale, intitolato al dottor Ernesto Che Guevara, è stato inaugurato a maggio dell’anno scorso ed è stato dedicato completamente al trattamento dei casi gravi di covid. L’assessorato alla sanità ha aperto un laboratorio di analisi che invia il personale a eseguire tamponi a domicilio.
Anche per le vaccinazioni, gli anziani, gli appartenenti a comunità native e altri gruppi a rischio non hanno bisogno di spostarsi: sono i medici dell’assessorato alla sanità ad andare da loro. Solo che anche a Maricá i vaccini scarseggiano, come in tutto il Brasile.
“Fino a poco tempo fa le amministrazioni municipali non potevano comprare i vaccini autonomamente”, si lamenta Quaquá. Tuttavia tre mesi fa, dopo una nuova ondata di contagi, una sentenza della corte suprema brasiliana ha consentito l’acquisto anche a governatori e sindaci. Il giorno dopo il direttore dell’Istituto di tecnologia locale stava già negoziando con un intermediario in Argentina per comprare 400mila dosi del vaccino russo Sputnik.
Sembra che presto il ritmo della campagna vaccinale a Maricá supererà quello della vicina megalopoli di Rio de Janeiro. Eduardo Paes, il sindaco conservatore di Rio, che in passato aveva fatto commenti sprezzanti su Maricá, si è dovuto scusare pubblicamente, e su internet ha scritto di aver già preso contatti con il collega della città di provincia per capire come “seguirne al meglio l’esempio”. ◆ sk
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Questo articolo è uscito sul numero 1412 di Internazionale, a pagina 66. Compra questo numero | Abbonati