Mario Draghi, un gigante d’Europa a cui è attribuito gran parte del merito del salvataggio dell’euro, ha presentato un governo di unità nazionale al presidente della repubblica italiano venerdì 12 febbraio. Ha accettato di diventare presidente del consiglio in un momento incerto, in cui la prospettiva di una maggiore coesione dell’Unione europea dipende dal successo dell’Italia. Draghi, che nei prossimi giorni dovrebbe superare senza difficoltà le formalità dei voti di fiducia in parlamento, avrà il compito di guidare l’Italia fuori da una pandemia devastante e imprevedibile. Ma deve anche assicurare il futuro del paese spendendo in modo saggio ed efficiente un pacchetto di aiuti di proporzioni storiche, finanziato dal debito emesso per la prima volta collettivamente dai paesi dell’Unione europea. Se ci riuscirà, potrebbe creare un precedente. Se fallirà, è meno probabile che i paesi europei approvino nuovamente un pacchetto simile.

Il potere di Draghi ha pochi precedenti nella politica italiana. Statista riconosciuto in Europa, ha avuto il problema opposto dei suoi predecessori, che hanno faticato a mettere insieme il sostegno necessario a formare un governo. Draghi ha trascorso settimane cercando di trovare un posto nella sua maggioranza a un eterogeneo miscuglio di partiti. Il centrosinistra filoeuropeo e gli ex comunisti si sono uniti a populisti di estrema destra che hanno cambiato opinione in modo sorprendente, a forze antisistema che vogliono disperatamente far parte del sistema di Draghi e a un imprenditore dei mezzi d’informazione che ha festeggiato il ritorno alla normalità.

“Leggerò la composizione del governo”, ha detto Draghi la sera del 12 febbraio, con una dichiarazione concisa, che contrastava con la verbosità del suo predecessore e confermava la sua reputazione di persona pragmatica e l’urgenza del suo mandato.

In una precedente visita al Quirinale, Draghi aveva parlato delle “straordinarie risorse dell’Unione europea” e delle possibilità che queste offrono per il futuro dell’Italia. Il 12 febbraio ha semplicemente letto una lista di ministri composta da molti politici e pochi tecnici in posizioni chiave. Poi se n’è andato.

L’eterogeneo sostegno di cui gode Draghi potrebbe provocare dei conflitti interni. Ma secondo alcuni parlamentari la necessità di spendere tanti soldi molto rapidamente potrebbe anche portare a significative riforme della burocrazia italiana e del suo lentissimo sistema giudiziario.

Già così la posta in gioco è alta. Ma secondo esperti, parlamentari e funzionari europei la possibilità che l’Europa diventi un’unione fiscale più integrata dipenderà anche dal successo di Draghi nel gestire le centinaia di miliardi di euro di Bruxelles. Quelle stesse persone pensano che il denaro sia in buone mani.

I paesi del Nordeuropa, contrari a farsi carico dei debiti dei paesi del sud, temono che Roma non riesca a spendere bene il denaro

“Il fatto che Draghi guiderà il paese in questo momento è stata una notizia molto, molto importante da queste parti”, spiega da Bruxelles Paolo Gentiloni, commissario all’economia dell’Unione europea ed ex presidente del consiglio italiano. “E anche molto buona”. Secondo Gentiloni l’arrivo di Draghi dopo la caduta del governo Conte ha rassicurato i leader europei, soprattutto per la sua fama di persona attenta alla realizzazione concreta dei progetti.

Altri hanno detto che l’esperienza di Draghi come statista è di per sé fondamentale, in un momento in cui l’Unione potrebbe essere sull’orlo di un vuoto di leadership. Il Regno Unito se n’è andato, la cancelliera tedesca Angela Merkel sta per dimettersi e il presidente francese Emmanuel Macron deve affrontare una difficile elezione.

Per gli accaniti sostenitori di un’Unione europea più forte e di un ruolo di primo piano per l’Italia, Draghi arriva giusto in tempo.

L’anno scorso Merkel e Macron hanno dovuto superare una forte opposizione per ottenere il via libera a un pacchetto di stimolo da 750 miliardi di euro per salvare le economie dei paesi travolti dal virus. I sostenitori di un’Unione europea sempre più coesa, che sognano una condivisione del debito e delle risorse simile a quella degli Stati Uniti, lo considerano un passo importante.

Come un piano Marshall

Per la prima volta i paesi hanno raccolto denaro vendendo obbligazioni condivise sul mercato, e hanno distribuito gran parte dei fondi sotto forma di sovvenzioni a fondo perduto invece che di prestiti. Questo ha segnato un cambiamento cruciale rispetto alle regole europee sul debito pubblico.

Roma, 13 febbraio 2021. Giuseppe Conte lascia palazzo Chigi (Antonio Masiello, Getty)

L’Italia ha ricevuto la parte più grande (circa 209 miliardi di euro) di un pacchetto di aiuti che è stato paragonato a un nuovo piano Marshall. Il piano prevede investimenti per la competitività digitale, l’istruzione, l’economia sostenibile e grandi progetti di opere pubbliche.

Ma questa manna finanziaria ha provocato anche malumori. I paesi del Nordeuropa, già contrari all’idea che i loro contribuenti si facciano carico dei debiti dei paesi del sud, temono che Roma non riesca a spendere bene il denaro. Così, dopo aver salvato l’euro come presidente della Banca centrale europea, ora Draghi deve salvaguardare il sogno di un’Unione sempre più coesa e fiscalmente integrata.

“Se ci riuscirà, sarà un pilastro per il successo dell’Europa”, dice Gentiloni. Secondo lui è vero che il fondo di rilancio è stato concepito come un’operazione una tantum in un anno straordinario, ma la storia ha dimostrato che l’Unione resta fedele alle misure che funzionano. “Potrebbe costituire un precedente”.

Altri descrivono il compito di Draghi e la sua importanza per il futuro dell’Europa con riferimenti a un passato ancora più lontano, paragonandolo ad Alexander Hamilton (il segretario al tesoro statunitense che nel 1790 trasformò in obbligazioni federali i debiti degli stati ameri­cani).

“Se avrà successo innescherà un processo hamiltoniano”, sostiene Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto affari internazionali e consigliera dell’alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea. Un fallimento, invece, sarebbe “un chiodo nella bara del progetto di un’unione fiscale”. Coi suoi toni pacati, Gentiloni concorda sul fatto che un insuccesso renderebbe “per alcuni anni molto, molto difficile rilanciare quest’idea”.

A far cadere il governo guidato da Giuseppe Conte sono stati soprattutto i dubbi sulla sua capacità di spendere efficacemente le risorse del fondo di rilancio. Dopo che il suo tentativo di formare una nuova coalizione è fallito, il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha convocato Draghi per formare un governo.

Da sapere
A fondo perduto
Sussidi dall’Unione europea ai singoli stati per contrastare la pandemia di covid-19, miliardi di euro (Fonte: Commissione europea, Statista, Financial Times)

La credibilità che Draghi ha ottenuto alla guida della Banca centrale europea durante la crisi del debito, i suoi stretti rapporti professionali con i protagonisti della scena europea e la sua profonda conoscenza dell’economia italiana lo rendono la persona ideale per questo momento. La sua serietà ha avuto un effetto quasi irresistibile sui partiti politici, che nonostante le divisioni vogliono poter decidere come saranno spesi i miliardi dell’Europa, e avere parte del merito in caso di successo.

Matteo Salvini, il principale leader nazionalista italiano, che una volta indossava magliette con su scritto “Basta Euro”, si è ammorbidito per accontentare la sua base imprenditoriale e ottenere un posto nel governo di un banchiere che è l’incarnazione stessa dell’euro.

Il Movimento 5 stelle, il cui fondatore aveva guidato una campagna per uscire dall’euro, si è di fatto spaccato, con una maggioranza che sostiene Draghi e spera di reinventarsi come piccolo partito ambientalista. Dopo aver definito per anni l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi uno “psiconano”, ora si troverà al governo insieme al suo partito e al Partito democratico, a lungo deriso dal Movimento stesso e dalla Lega.

Colli di bottiglia

I parlamentari sperano che questo ampio sostegno possa consentire a Draghi di far approvare leggi di emergenza che riducano gli ostacoli amministrativi e la complessa burocrazia che da decenni rallentano l’Italia. Molti, per esempio, sperano che Draghi possa intervenire sulla lentezza del sistema giudiziario italiano, che tiene alla larga gli investitori stranieri, spaventati da cause giudiziarie futili ma in grado di congelare gli affari per anni.

“Sono sicuro che Draghi ha l’esperienza per affrontare questi colli di bottiglia”, dice Gentiloni, che però avverte: “Non bisogna creare l’aspettativa che questi problemi possano essere risolti con una svolta improvvisa”.

In base alle regole europee, l’Italia deve presentare il suo piano di spesa del fondo di rilancio entro la fine di aprile. Alcuni parlamentari temono che un ritardo possa penalizzare l’Italia rispetto ad altri paesi e comporti un rinvio all’autunno del versamento del denaro.

Gentiloni non vede alcuna ragione per cui l’Italia dovrebbe essere in ritardo ed esprime fiducia nella capacità di Draghi di fare quello che è necessario. Sarebbe importante per l’Italia, ma anche per l’Europa. “Non solo nell’immediato”, dice. “Ma anche a lungo termine”. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1397 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati