I l 19 ottobre i turco-ciprioti hanno regalato al leader di sinistra ed europeista Tufan Erhürman una vittoria elettorale clamorosa, che potrebbe dare nuova linfa al processo di pace a Cipro. Erhürman, 55 anni, aveva basato la sua campagna elettorale sull’impegno a riprendere i negoziati guidati dalle Nazioni Unite per riunificare l’isola, ed è stato eletto staccando il presidente nazionalista in carica Ersin Tatar, apertamente sostenuto da Ankara. Tatar, il cui mandato quinquennale era stato dominato dalla promessa di “una soluzione basata su due stati” alla questione cipriota, ha ottenuto solo il 35,8 per cento dei voti, contro il 62,8 del suo avversario.
Secondo molti osservatori la vittoria di Erhürman è un momento di svolta per Cipro, divisa da più di cinquant’anni tra la Repubblica di Cipro, nel sud dell’isola, riconosciuta a livello internazionale, e la Repubblica Turca di Cipro Nord, riconosciuta solo da Ankara. “La vittoria di Erhürman alimenta le speranze: tutti pensano che cercherà di riavviare al più presto le trattative basate sulle risoluzioni dell’Onu”, ha dichiarato il 20 ottobre l’ex europarlamentare cipriota Niyazi Kızılyürek, secondo cui il risultato elettorale sarà un test per i greco-ciprioti: “È facile impuntarsi quando l’avversario non vuole dialogare, com’è successo con Tatar. Ora, invece, saranno costretti a interagire con un carismatico leader turco-cipriota che vuole sedersi e negoziare”. Le trattative per riunificare Cipro sono sospese dal 2017, quando fallì il vertice organizzato in Svizzera e cominciò la più lunga interruzione del processo di pace.
La portata della vittoria di Erhürman indica che i turco-ciprioti, in gran parte laici, vogliono un avvicinamento all’Europa e sono stanchi delle politiche isolazioniste che hanno progressivamente allineato il territorio al governo turco. La comunità del nord sostiene da tempo che la propria identità sia stata cancellata dall’influenza della Turchia. “I sostenitori di Erhürman si considerano una comunità autonoma, non come turchi che vivono a Cipro. E vogliono che le cose restino così”, spiega Kızılyürek, aggiungendo che i figli dei coloni turchi nati nel nord non apprezzano quella che percepiscono come una “svolta antidemocratica” avviata dalla Turchia negli ultimi anni. “Hanno votato in massa per Erhürman perché vogliono che il loro futuro sia nell’Unione europea”.
Momento opportuno
Cipro è divisa dal 1974, quando un colpo di stato organizzato dai colonnelli al potere ad Atene per annettere l’isola alla Grecia aveva spinto la Turchia a invadere e occupare un terzo del territorio. Da allora il nord di Cipro è stato costantemente presidiato dai soldati turchi (che sono arrivati a essere 45mila). Nel 1983 il nord ha dichiarato unilateralmente l’indipendenza, ma l’assenza di un accordo con il sud ha dato il via a decenni di isolamento internazionale. Anche se la Repubblica di Cipro fa parte dal 2004 dell’Unione europea (di cui è lo stato più orientale) i benefici dell’adesione non si estenderanno all’intera isola fino a quando non saranno completati i negoziati.
Erhürman, professore di diritto, ha promesso che prenderà in considerazione la soluzione federale da tempo perorata dalla comunità internazionale. In questo scenario i ciprioti turchi e quelli greci vivrebbero in una federazione con due comunità. Quando si è diffusa la notizia della sua vittoria, Erhürman ha immediatamente inviato un messaggio di unità.
Sami Özuslu, parlamentare del Partito repubblicano turco, di cui fa parte anche Erhürman, ha dichiarato che la trattativa sarà in cima al programma del nuovo presidente. “Non abbiamo altri cinque anni da buttare al vento”, ha sottolineato dalla zona cuscinetto che divide la capitale Nicosia, controllata dai soldati dell’Onu. “Tatar è stato il peggior presidente che i turco-ciprioti abbiano mai avuto. Non si è mai seduto al tavolo del negoziato, e guardate dove ci ha portati. Abbiamo bisogno di speranza e solo Erhürman può darcela”. ◆ as
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1637 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati