I due principali partiti politici australiani hanno trovato un facile capro espiatorio negli studenti stranieri per la mancanza di alloggi a prezzi accessibili nelle città. Un bersaglio facile, visto che risiedono nel paese solo temporaneamente. Eppure il loro contributo all’economia nazionale è significativo, migliorano l’immagine del paese e stanno plasmando le città australiane in modo positivo.

Nel 2024 il governo laburista ha tentato di limitare l’ingresso di studenti stranieri a 260mila all’anno ma, non essendoci riuscito, ha aumentato il costo dei visti e rallentato le procedure per ottenerli. Il Partito liberale, all’opposizione, durante la campagna per le recenti elezioni, vinte dai laburisti, si è impegnato a mettere il limite di 240mila all’anno e ad aumentare ulteriormente le tasse sui visti.

Il prezzo per le università australiane sarà significativo. Dovrebbe però preoccupare anche l’effetto di questi provvedimenti sulla capacità attrattiva dell’Australia. Gli studenti stranieri non sono solo una risorsa economica, ognuno di loro è un potenziale ambasciatore. L’obiettivo è che tornino a casa mantenendo però forti legami con l’Australia e una percezione positiva del paese. Via via che alcuni di loro conquisteranno posizioni di potere e saranno in grado di esercitare un’influenza in diversi settori, il loro legame con l’Australia potrà generare opportunità di collaborazione in ambito economico, scientifico e diplomatico. Poiché la portata culturale australiana è limitata, la loro presenza può servire ad aumentare l’influenza del paese nel mondo. Senza contare che le valutazioni positive a livello internazionale delle università australiane attirano nuovi studenti. Imporre un limite alle iscrizioni dall’estero potrebbe frenare questo fenomeno.

C’è inoltre un altro costo ignorato dai politici australiani, cioè l’impatto sulla vita delle città. Negli anni ottanta e novanta Melbourne era nota come “città ciambella”, perché alle cinque del pomeriggio la gente finiva di lavorare e fuggiva in periferia, svuotando il centro. Da quando è diventata la capitale dell’istruzione, però, il quartiere degli affari si è trasformato radicalmente. Il numero degli abitanti del centro è esploso, così come la ristorazione e il settore dell’intrattenimento. Le strade sono piene di attività a tutte le ore del giorno. Chinatown continua a espandersi, ed è spuntata anche una Koreatown, fenomeni alimentati in larga misura dagli studenti stranieri, così come il completamento di una nuova linea della metropolitana che favorirà gli spostamenti senza auto e l’attività economica della città.

I politici non usano i mezzi pubbici né vanno a piedi, quindi non sanno cosa farebbero perdere ai centri urbani limitando l’immigrazione per motivi di studio. Eppure molto di quello che vogliono promuovere, come le industrie basate sulla conoscenza di cui il paese ha disperatamente bisogno, è legato all’energia e al dinamismo delle città, dove fiorisce la creatività, si diffondono e s’incrociano le idee. Il ruolo degli studenti stranieri nella costruzione di questi spazi non va sottovalutato.

Il vero problema

Emerge così il vero problema alla base della crisi degli alloggi: la mancanza di densificazione (aree ad alta densità abitativa che lascino spazio al verde e ai servizi pubblici). L’area in più rapida crescita nel paese è la periferia occidentale di Melbourne, una distesa quasi infinita di grandi case tipiche dei sobborghi, dove però mancano scuole, servizi sanitari, posti di lavoro, trasporti pubblici, la possibilità di spostarsi a piedi e spazi di socialità.

La presenza di studenti stranieri crea una domanda di densificazione urbana. Non riempiono interi edifici, ma la loro presenza spinge a costruirne altri. Le due principali forze politiche del paese possono anche convincersi che limitando il numero di studenti diminuirà la domanda di alloggi. Forse però finiranno per inibire l’edilizia e quel che rende le città dei luoghi così grandiosi in cui vivere. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1615 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati