Negli ultimi decenni l’archeologia è diventata una disciplina sempre più consapevole. Gli archeologi sanno ormai spiegare bene quali metodi impiegano e la loro utilità per riflettere sul passato. Questo libro di Andrea Augenti, che insegna all’università di Bologna e conduce trasmissioni su Radio Tre, racconta in modo semplice e accattivante la storia dell’archeologia attraverso medaglioni dedicati a singole, grandi, personalità. Dai tempi eroici di Heinrich Schliemann, spericolato scopritore di Troia, a Pietro Fiorelli, scavatore a Pompei; da Mortimer Weeler che elaborò e applicò il sistema di scavo stratigrafico per quadrati a Lewis Binford, fondatore dell’archeologia processualista e al suo critico Ian Hodder. Si stagliano figure di uomini sempre molto energici, spesso carismatici, talvolta autoritari. Anche per questo sono interessanti i tanti capitoli dedicati alle archeologhe. Tra loro, Dorothy Garrod, esperta di neandertal, Kathleen Kenyon scavatrice di Gerico o Mary Leakey che in Africa trovò le ossa di un ominide che poteva costituire “l’anello mancante” tra la scimmia e l’essere umano. Riccamente illustrati con foto che rinviano soprattutto all’età d’oro delle grandi scoperte, i capitoli fanno riflettere sulla relazione tra scoperte e scopritori/scopritrici, tra teorie e risultati e sul rapporto che l’archeologia intrattiene con la diplomazia e la politica, oltre che con la cultura. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1624 di Internazionale, a pagina 79. Compra questo numero | Abbonati