Negli ultimi anni Thomas Piketty si è affermato come uno degli economisti più brillanti della sua generazione, portando all’attenzione di moltissimi lettori i due aspetti della sua ricerca: un’innovativa analisi della storia delle disuguaglianze e una serie di proposte politiche per ridurle. Lo ha fatto in particolare con tre libri di un migliaio di pagine ciascuno, tra cui il fortunatissimo _Il capitale nel XXI secolo _(Bompiani 2018). Oggi torna nelle librerie francesi con questo lavoro più ridotto, in cui espone con grande chiarezza le sue conclusioni e risponde con convinzione alle obiezioni che gli sono state rivolte. La sostanza teorica del suo discorso è che le disuguaglianze sono “una costruzione sociale, storica e politica”, non una funzione dello sviluppo economico. Per questo nel valutarle occorre tenere presenti molti fattori, come i diritti (non solo di proprietà), l’ambiente, l’accesso alla cultura. Leggendolo si capisce anche che negli ultimi secoli le disuguaglianze sociali si sono sostanzialmente ridotte rispetto al periodo precedente. Per mantenere e incrementare questa tendenza, Piketty suggerisce strategie concrete che mirano a fare i conti (anche attraverso risarcimenti) con il passato coloniale e schiavistico, a rilanciare la progressività dell’imposta e uno stato sociale capace di dotare ognuno di ciò di cui ha bisogno, favorendo finalmente un’uguaglianza reale. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1426 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati