Se proprio si deve trovare un titolo per l’edizione numero diciannove del festival di Internazionale, che comincia la prossima settimana a Ferrara, potrebbe essere “resistenza”.
In un’epoca di fratture, il weekend di Ferrara prova a immaginare un gesto semplice e radicale, come un fiore offerto in segno di speranza e dialogo.
Parleremo di guerre, ma non solo di quelle combattute. Com’è giusto ci sarà molto spazio per Gaza e per la denuncia del genocidio, ma anche per Israele, per capire le trasformazioni in corso nel paese. Si parlerà di Ucraina e di come resiste dopo tre anni di guerra, ma anche di Russia e della disillusione della sua società civile.
Mathias Énard, scrittore francese e premio Goncourt, rifletterà sul rapporto tra guerra e letteratura, e sul paradosso per cui una delle esperienze umane più atroci è riuscita a ispirare alcuni dei maggiori capolavori della storia.
Cercheremo di cogliere le conseguenze dell’attualità, di immaginare quello che può venire dopo. Parleremo di migrazioni e destre al potere, di Argentina e Sudan, India e Stati Uniti, femminismo e ambiente, scuola e salute, dei vent’anni dalla morte di Federico Aldrovandi e dei trenta dal massacro di Srebrenica, di intelligenze artificiali, del futuro dei giornali.
E a proposito di informazione, con reporter slam cinque giornalisti si sfideranno proponendo le loro inchieste al pubblico, che voterà dal vivo la migliore. L’ambizione è proporre letture critiche e se possibile costruttive. E si riderà, o almeno ci proveremo, parlando di comicità.
Oltre alle sezioni sui documentari (Mondovisioni) e a quella sui podcast (Mondoascolti), debutterà – a proposito di speranza – un nuovo spazio di appuntamenti per gli adolescenti (Fuoriclasse).
Ferrara per tre giorni si trasforma in un laboratorio di idee. È questo il senso del festival: costruire uno spazio in cui non solo si osserva il presente, ma si prova a immaginare il domani. ◆
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1633 di Internazionale, a pagina 5. Compra questo numero | Abbonati