Nel programma Belve (Rai 2) la giornalista Francesca Fagnani intervista le sue ospiti per tirarne fuori il carattere più ferino. La conduzione è diretta nelle domande e caustica nei toni: non finge commozione, non stringe le mani del personaggio piangente, evita d’intralciare il racconto con aneddoti personali e appare scettica alle confessioni altrui, requisito aureo per un buon giornalismo di costume. In una puntata recente siede di fronte a una donna che ha ritrovato se stessa grazie al Corano e che per molti anni ha “amato pazzescamente” Silvio Berlusconi. È Sabina Began, un tempo conosciuta come l’“ape regina”. Fagnani ricompone un passato di povertà e conflitti familiari prima, e di amori potenti e facoltosi poi. Began ricorda, accompagnandosi con un sorriso sincopato e un po’ folle, le giornate “in cui sniffavo e mi divertivo” e aiutava il Milan a comprare giocatori, o quella volta che, indispettita dalla vivacità di Silvio, strappò una risma di banconote che lui le aveva appena regalato. Fagnani sembra spiazzata dalla ridarella un po’ inebetita di Began che, invece di tirare fuori le unghie e agguantare i ricordi per farne poltiglia, oppone un nichilista “io non sono nulla”. La giornalista si fa seria e mostra i denti: “Quanto erano burine quelle cene eleganti?”. Began crolla. Piange e ride, ma soprattutto piange, singhiozza, non riesce a parlare. Fagnani, dominata la preda, la ringrazia e cede il passo ai titoli di coda. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1412 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati