Come tutti coloro che si autoproclamano visionari, anche Elon Musk ha qualcosa d’inquietante. Oltre alla pelle da bambino – la mia è invidia – il capo della Tesla, marchio dell’auto che si guida da sola puntando sovente contro i pali, ha la virtù di galvanizzare l’attenzione su imprese di scarsa utilità, tipo andare su Marte. Durante la pandemia, che ha più volte minimizzato in sobrio stile negazionista, Musk, come Zuckerberg, Bezos e altri rettiliani, ha triplicato il suo capitale, giocato con il fisco e assunto comportamenti antisindacali con tale disinvoltura da procurarsi l’ostilità della pubblica opinione. L’ospitata al _Saturday night live _(Nbc) è stata l’occasione per procacciare un po’ di benevolenza, ma anche qui con la solita pennellata da visionario con i neuroni altrui. Prima di salire sul palco con la madre e rivelare al mondo di essere affetto dalla sindrome di Asperger, Musk ha chiesto al pubblico di Twitter di suggerirgli qualche battuta per rendere il testo più brillante. Hanno risposto in migliaia, ovviamente, fornendo al nostro un discreto magazzino da cui scegliere. Ne è venuto fuori un monologo niente male. Insomma, invece di scritturare dei collaboratori è ricorso all’“autore collettivo” dei social, realizzando il sogno di molti suoi colleghi: servirsi di risorse creative in cambio di un emoticon. Una “conquista” che la spedizione sul pianeta rosso in confronto è una gita fuori porta con un’auto a pedali. ◆
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1409 di Internazionale, a pagina 106. Compra questo numero | Abbonati