Con un’edizione addirittura migliore di quella originale, degna di figurare tra i capolavori di questi ultimi dieci anni (e frutto di trent’anni di lavoro), arriva il nuovo libro di uno dei maestri del fumetto della nuova generazione, tra i pochi artisti al mondo (non solo nel fumetto) ad aver rielaborato e trasfigurato il surrealismo, fondendolo poi, fino a renderlo indistinguibile, all’estetica del protofumetto, quello dei bassorilievi o dei vasi antichi. David B. è riuscito anche, con questa osmosi, a creare dei veri personaggi fumetto-fumetto come potremmo chiamarli, tipico dei grandi. Per esempio il signor Civetta, psicopompo che porta in un viaggio nel paese della morte Marie, una giovane che si trascina dietro un’ombra a forma di tigre che le fa una gran paura: è un omaggio (autobiografico ma trasfigurato) all’ex compagna Marine, morta per un tumore che andava e veniva. Oggi si è ghiotti di horror ma, in maniera direttamente proporzionale, si rifugge dalla rappresentazione dell’angoscia della morte, onnipresente nell’arte di questo autore (a cominciare dall’autobiografia Il grande male, capolavoro assoluto). E che sempre (s)confina con il sogno e il sogno con l’incubo. Elementi ricchissimi di una forma di bellezza e di sapere, seppure doloroso. Il tutto reso con una dolcezza favolistica unica, da grande scrittore. E con un senso ludico, giocoso, degno dei grandi dell’infanzia del fumetto.
Francesco Boille
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Questo articolo è uscito sul numero 1642 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati