È tempo di capolavori adatti all’estate. David B., tra i pochi maestri delle ultime generazioni, ha quasi ricapitolato il surrealismo, trasfigurandolo e unendolo poi al protofumetto (come le narrazioni contenute nei bassorilievi dell’antichità), ma sempre in simbiosi con il proprio inconscio. Notevole anche come sceneggiatore, arriva ora Antipodi, disegnato dal belga Eric Lambé, autore, tra l’altro, del capolavoro Paesaggio dopo la battaglia con Philippe de Pierpont. Qui immagini del mito cinquecentesco sul “selvaggio”, che potrebbero saldarsi col protofumetto, sono come concettualizzate e trasfigurate da Lambé, in un racconto fortemente onirico dall’ambientazione esotica dove i selvaggi ridono e irridono di tali immagini portate da Nicolas, il bianco colonizzatore da loro accolto. Capovolgendo il razzismo ma anche il politicamente corretto del “buon selvaggio”, è l’accettazione totale di un “altro” mondo fatto di simbologie arcaiche che diventano teatro, d’indigeni che fanno corpo con la magia, la bellezza e anche l’antropofagia. I volti sono maschere teatrali e simboli surrealisti del labirinto, o ancora volti-logo del fumetto industriale, del fumetto d’autore concettuale o del protofumetto: tutto si (con)fonde in uno scontro di civiltà sospeso nel limbo del sogno. Gli antipodi sono annullati da una poesia sciamanica. E se la violenza bianca alla fine vince, resta la memoria, anch’essa “altra”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1620 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati