Il 20 gennaio gli zimbabweani sono rimasti colpiti dalla notizia della morte per covid-19 del ministro degli esteri Sibusiso Moyo, di 61 anni. Moyo era diventato famoso il 15 novembre 2017 quando aveva annunciato in tv il golpe contro il presidente Robert Mugabe. È morto in un ospedale privato della capitale Harare pochi giorni dopo essere risultato positivo al sars-cov-2. È il terzo ministro del governo ucciso dal covid-19 nelle ultime settimane, mentre il paese registrava un’impennata di nuovi contagi.

Prima della pandemia, persone come Moyo sarebbero andate all’estero per farsi curare, in paesi come il Sudafrica o la Cina. Oggi per le restrizioni ai viaggi internazionali anche i politici più importanti hanno dovuto affidarsi al sistema sanitario nazionale, che in altri tempi avrebbero evitato. “Le élite sono costrette a fare i conti con una sanità che è in crisi da anni”, afferma l’analista Vivid Gwede.

Nei decenni in cui è rimasto al potere (1987-2017), Mugabe andava regolarmente a farsi curare all’estero, in particolare a Singapore, dov’è morto nel 2019. Non era l’unico: nel 2017 Emmerson Mnangagwa, attuale presidente e allora vicepresidente, fu portato in aereo in Sudafrica dopo un sospetto avvelenamento. Nel 2019 il vicepresidente Constantino Chiwenga è andato in Cina per sottoporsi a delle cure. È stato Chiwenga, che da agosto è il ministro della salute, a rendere noto all’inizio di gennaio che il governo avrebbe vietato i viaggi all’estero per ragioni sanitarie, affermando che i ricoveri nelle strutture straniere stavano prosciugando le casse dello stato.

Lavoratori in fermento

Il 30 gennaio lo Zimbabwe ha registrato più di 33mila casi di covid-19 e quasi 1.200 morti. Il 1 gennaio i casi erano 14.084 e i morti 369. “Il covid-19 ha messo ricchi e poveri sullo stesso piano. Ci ha mostrato che abbiamo bisogno di solidarietà, non di accumulare ricchezza”, afferma Maxwell Saungweme, un analista politico. “Ora chi ci governa può rendersi conto di come sono costretti a vivere i comuni cittadini”.

Da sapere
Primi vaccini

◆ Il 1 febbraio 2021 il Sudafrica, il paese più colpito del continente, ha ricevuto il primo milione di dosi del vaccino AstraZeneca. La campagna d’immunizzazione comincerà dagli operatori sanitari. I sudafricani che hanno contratto il virus sono 1,4 milioni e 45mila sono morti. Bbc


Pochi giorni fa Chiwenga ha deciso di prolungare fino al 15 febbraio le rigide misure di confinamento adottate il 5 gennaio, avvertendo che nel paese potrebbero circolare delle varianti del virus. Il picco di nuovi contagi arriva in un periodo di grave crisi economica, nonostante le promesse del presidente Mnangagwa (eletto nel 2018) di rivitalizzare un’economia devastata da anni di corruzione e cattiva gestione. Il costo della vita è alle stelle, l’inflazione è fuori controllo, e molti zimbabweani devono fare i conti con salari troppo bassi, l’instabilità della moneta locale, la carenza di valuta straniera e le lacune nei servizi di base come le forniture di elettricità e acqua potabile.

Il settore della sanità è in fermento. Da più di due anni medici e infermieri scioperano periodicamente per denunciare gli stipendi inadeguati, le pessime condizioni di lavoro e, ultimamente, la mancanza di farmaci e dispositivi di protezione. Finora le loro richieste sono cadute nel vuoto. Il ministro delle finanze Mthuli Ncube ha destinato solo il 12,74 per cento del bilancio di quest’anno alla sanità, mentre la dichiarazione di Abuja (un impegno preso nel 2001 dai paesi dell’Unione africana per migliorare i sistemi sanitari) prevedeva una soglia del 15 per cento. Secondo un’associazione locale di medici, gli ospedali pubblici di Harare hanno solo trenta posti in terapia intensiva. Shingai Nyaguse, presidente della Zimbabwe senior hospital doctors association, afferma che per affrontare i problemi del sistema sanitario servono più soldi: “Speriamo che politici, imprenditori e comuni cittadini capiscano che è nell’interesse di tutti avere ospedali che funzionano”. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1395 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati