I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la giornalista
freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.
Una persona in fuga. Una persona che la insegue insieme ad altri e una ragazza che poi sarebbe chi sta dietro tutta la vicenda, anche se involontariamente. Lei segue chi segue il fuggitivo, senza capirne il motivo. Quando fa domande non riceve risposte, è circondata da un mondo silenzioso e crudele. Quel mondo l’ha costruito Andrea Esposito. Parola per parola, mettendo a posto come mattoni in una casa inglese. Mai una parola di troppo, sempre in misure giustissime. La casa costruita da Esposito regge bene. Leggendo questo libro si cercano invano spiegazioni storiche o emotive, non si trovano indicazioni geografiche, sarà impossibile determinare con esattezza luogo e anno dei fatti. Tanto non servirebbe, non è lì che ci vuole portare Esposito. Lui vuole raccontarci altre cose, e lo fa con una scrittura secca e ascetica che rende la crudeltà ancora più crudele, la violenza ancora più violenta e la solitudine ancora più evidente. Non bisogna affrontare questo lavoro come se fosse un romanzo storico, sarebbe come paragonare un quadro di Tiziano a una foto in bianco e nero. Esposito in quel paragone è il fotografo e Dominio è la fotografia di un mondo che, forse, è anche il nostro.
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Questo articolo è uscito sul numero 1408 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati