Giulio Andreotti, sette volte presidente del consiglio italiano e abile cicerone delle tenebre politiche, ricoprì altre funzioni prima di diventare “il divo” alla guida del paese. Il suo modo silenzioso e acuto di vedere il mondo, però, rimase sempre lo stesso. Quando era sottosegretario alla presidenza del consiglio e responsabile del settore spettacolo, disse: “I panni sporchi si lavano in famiglia”, riferendosi al neorealismo italiano e al film Umberto D, di Vittorio De Sica. Per il principe di una Democrazia cristiana che si stava già scontrando con il Partito comunista e voleva sfoggiare la ricostruzione del paese dopo la guerra, quell’opera trasmetteva una brutta immagine dell’Italia all’estero. Dieci anni dopo, nel 1962, fu approvata la legge che è rimasta in vigore fino all’inizio di aprile di quest’anno e che ha tracciato un lungo percorso di censure e tagli nel cinema italiano.

La legge è stata abolita il 5 aprile con un decreto. “È stato definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo stato di intervenire sulla libertà degli artisti”, ha detto il ministro della cultura Dario Franceschini. Un passo avanti relativo, perché manda in pensione una legge già caduta in disuso e lo fa quando le sale cinematografiche sono chiuse a causa della pandemia. Il momento storico in cui c’è meno materiale da censurare.

Il record di Pasolini

I tagli non erano una consuetudine negli ultimi tempi: l’Italia ha usato questo strumento due volte negli ultimi venticinque anni, ricorda Nicola Borrelli, che guida la direzione generale Cinema e audiovisivo. L’ultima pellicola è stata Morituris, nel 2011, un film dell’orrore dove secondo il ministero si vedevano troppe viscere e sangue. “C’erano sequenze particolarmente sanguinose, intestini, viscere, cervelli. Ma pensiamo che sia stato voluto. La produzione ha organizzato una buona campagna di comunicazione sfruttando la questione della censura. Sarebbe bastato poco per accontentare gli esperti del comitato”.

Il caso precedente: con maggiori implicazioni morali, riguardava la commedia Totò che visse due volte. Il film si scontrò con la chiesa: la blasfemia fece scandalo in un paese che ospita sul suo territorio il Vaticano e che ha rigide tradizioni cattoliche. Per lo stesso motivo in passato altri film erano stati tagliati. La lista degli accusati di offesa alla morale è lunga. Pier Paolo Pasolini fu denunciato per quasi tutti i suoi film e dovette cambiare la sceneggiatura di Accattone (1961) o tagliare più di otto metri di Medea. La censura intervenne anche per Mamma Roma (1962), La ricotta (1963), Teorema (1968),  Il Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972) e Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975). L’inventario comprende capolavori del cinema come _ Blow-up_ di Michelangelo Antonioni e La grande abbuffata di Marco Ferreri.

Gli interventi dello stato sulle opere dei registi internazionali e italiani furono particolarmente intensi durante il fascismo, che li usò come arma di propaganda. I controlli cominciarono ad allentarsi con l’approvazione della costituzione repubblicana del 1948, che riconosceva la libertà di espressione, ma molti registi restarono in balìa dei capricci dei censori. Bernardo Bertolucci fu uno dei bersagli preferiti con Novecento (1976) e soprattutto con Ultimo tango a Parigi (1972), le cui copie furono distrutte adducendo il reato di “oscenità”. Bertolucci fu privato del diritto di voto per cinque anni.

Il decreto che abolisce la legge del 1962 istituisce una commissione che si limiterà a classificare la visione dei film per fasce d’età. La commissione sarà composta da quarantanove esperti “di comprovata professionalità” del settore cinematografico e accoglierà anche pedagoghi, associazioni di genitori e ambientalisti.

Se un film va contro i diritti di determinati gruppi o incita all’odio o ad altri reati si potrà sempre ricorrere ai tribunali ordinari, spiega Borrelli. “La cosa importante è che non esiste più la censura come atto amministrativo emanato da una struttura del ministero”, dice. Dopotutto, sono in molti a pensare che ci sono modi più sottili per censurare un film. ◆ fr

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1405 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati