Le maestre ci hanno riferito che mio figlio di sei anni ha bestemmiato in classe. Anche se non siamo preoccupati, sappiamo che certe uscite possono infastidire gli altri e dare una percezione sbagliata di nostro figlio, che usa queste espressioni in modo inconsapevole. Crediamo che nel privato siamo liberi di esprimerci come ci pare, ma le sue uscite pubbliche ci fanno capire che non riesce ancora a discriminare i contesti. Cosa dovremmo fare? –Nicolò

Se con “nel privato” intendi a casa, mi sembra molto difficile spiegare al bambino che può bestemmiare a casa ma non fuori. È più efficace insegnargli che sono espressioni offensive e non vanno usate. E per rafforzare il messaggio vi consiglio di smettere di usarle anche voi davanti a lui, limitando la vostra libertà di espressione privata, certo, ma evitando di esporre vostro figlio a un linguaggio che non volete fargli assimilare e ripetere. Detto questo, anche io ho notato che la bestemmia sta subendo uno sdoganamento nelle nuove generazioni. Quando ero piccolo, a casa non era ammessa alcuna forma di turpiloquio e la bestemmia non era neanche contemplata. Infatti con i miei amici dicevo parolacce, ma non ho mai preso l’abitudine di bestemmiare. Ora però, con noi genitori molto più tolleranti verso l’uso delle parolacce in casa, la nuova frontiera del linguaggio trasgressivo è diventata la bestemmia, che infatti io vieto ai miei figli. Non perché pensi che sia più offensiva di termini stigmatizzanti come frocio o puttana , ma solo per lasciargli un divieto da trasgredire.
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Questo articolo è uscito sul numero 1631 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati