È possibile che ogni gruppo di neandertal avesse il proprio modo tradizionale di preparare il cibo. I reperti rinvenuti in due grotte nel nord di Israele indicano che gli occupanti macellavano le stesse prede in maniera diversa.
Gli umani moderni (Homo sapiens) non furono i primi ominidi a preparare e cuocere il cibo. Esistono per esempio evidenze che i neandertal, diffusi in Europa e in Asia fino a circa 40mila anni fa, usavano coltelli di selce per macellare le prede, cuocevano una grande varietà di animali e usavano le erbe selvatiche per insaporire i loro pasti.
Per capire di più della cultura culinaria neandertaliana, Anaëlle Jallon e i suoi colleghi dell’università ebraica di Gerusalemme hanno analizzato i reperti delle grotte di Amud e Kebara. Questi siti, distanti tra loro una settantina di chilometri, offrono un’opportunità unica per esaminare le differenze culturali locali. Dagli strumenti di pietra, dai resti di cibo e dai focolari rinvenuti nelle grotte è emerso che i neandertal le occuparono entrambe nello stesso periodo, forse durante l’inverno. “Le specie animali da cacciare erano le stesse e il paesaggio era molto simile”, spiega Jallon. “Anche il clima doveva essere lo stesso, e in entrambe le grotte i neandertal mangiavano soprattutto gazzelle e daini oltre ad alcuni animali più grandi come cinghiali e uri”.
Qualche differenza però c’è. Dalle ossa si deduce per esempio che a Kebara si cacciava una quantità maggiore di grosse prede, e che nella grotta si macellavano più animali. Jallon e i colleghi hanno esaminato al microscopio le ossa negli strati di sedimenti risalenti a un periodo compreso tra 50mila e 60mila anni fa, in particolar modo i tagli provocati dagli strumenti di pietra. Hanno scoperto che anche se i coltelli di selce usati nei due siti erano simili, i tagli erano diversi. “A Kebara i segni variano di più per spessore e lunghezza, mentre ad Amud si concentrano in determinati punti e si sovrappongono con maggiore frequenza”, spiega Jallon.
Per capire se le differenze fossero dovute alla macellazione di prede diverse i ricercatori hanno poi analizzato le ossa lunghe delle gazzelle trovate nelle due grotte. I reperti presentavano le stesse differenze. “Stiamo parlando di due gruppi che vivevano molto vicini”, dice Ceren Kabukcu dell’università di Liverpool, nel Regno Unito. “Entrambi macellavano le prede, ma in un sito praticavano tagli più vicino all’osso, staccando tutta la carne”.
Da ricerche precedenti che hanno studiato i tagli sulle ossa praticati da società più recenti è emerso che la varietà dei tipi di macellazione dei neandertal non era dovuta a una scarsa competenza, ma a tecniche diverse.
Soggiorni ricorrenti
Secondo Jallon il contrasto è il risultato di scelte ben precise. È possibile che i neandertal di Amud rendessero la carne più dura da trasformare, per esempio essiccandola o lasciandola appesa prima di cuocerla, quindi avevano bisogno di più tagli o di più individui per macellarla. “In un comportamento opportunistico come la macellazione ci si aspetterebbe di trovare il modo più efficiente di lavorare la preda per trarne il massimo, invece a quanto pare la tecnica era determinata da fattori sociali o culturali”, dice Jallon. “Poteva essere dovuta all’organizzazione o alle prassi del gruppo, apprese e trasmesse di generazione in generazione”.
“Le differenze nell’uso degli utensili quotidiani non sono del tutto sorprendenti”, dice Kabukcu. “Via via che approfondiamo le indagini credo che ne emergeranno altre tra i vari siti del paleolitico medio”.
Non sappiamo se le grotte siano state occupate nello stesso periodo né se i gruppi fossero in contatto tra loro. “Può darsi che fossero coevi, ma potrebbero anche essere separati da centinaia di anni o più”, spiega Jallon. Ma la ricercatrice aggiunge che l’andamento dei tagli ravvicinati trovati ad Amud nello strato più antico e in quelli più recenti è simile, a indicare che la grotta potrebbe essere stata usata da gruppi che tornavano regolarmente e che mantennero le stesse tradizioni di macellazione per secoli. ◆ sdf
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Questo articolo è uscito sul numero 1624 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati