Rob Jetten ha conquistato le prime pagine di tutti i giornali. All’alba del 30 ottobre la stampa olandese lo ha definito il grande vincitore delle elezioni anticipate. Con un numero di seggi (26) identico a quello del Partito per la libertà (Pvv) di Geert Wilders, lo scarto era sottile come un foglio di carta e ha oscillato senza sosta per tutto il corso di una giornata piena di suspense. Nelle prime ore del pomeriggio, i voti di alcune città (tra cui Amsterdam) hanno incrementato leggermente il divario, regalando a Jetten 15mila voti di vantaggio e maggiori possibilità di conquistare la poltrona di primo ministro.

Rob Jetten, 38 anni, vincitore a sorpresa dello scrutinio, incarna il volto di una nuova generazione politica. Giovane ma non inesperto, conoscitore dei codici della comunicazione mediatica, ha avuto una carriera politica folgorante. A 23 anni è entrato nel consiglio municipale di Nimega. A 30, nel 2017, ha fatto il suo ingresso in parlamento. L’anno successivo è diventato leader locale del partito Democraten 66 (D66), per poi assumerne la guida nel 2023. Dal 2022 al 2024 ha ricoperto l’incarico di ministro del clima e dell’energia nel governo di Mark Rutte. Convive con un giocatore argentino di hockey su prato, Nicolás Keenan, una relazione che gli è già valsa diversi articoli sulla stampa popolare.

La formazione social-liberale D66, che al parlamento europeo è affiliata al gruppo Renew, è un partito storico che deve il suo nome all’anno di fondazione. Alle legislative del 2023 il D66 aveva ottenuto appena nove seggi, ma negli ultimi giorni ha completato una rimonta spettacolare grazie a una campagna elettorale coinvolgente e condotta a tamburo battente da un giovane leader dall’energia contagiosa e dal messaggio ottimista per il futuro, basato sull’azione e la cooperazione. “Finalmente un leader che potrebbe consentire agli esponenti del governo di lavorare insieme anziché litigare di continuo”, ha dichiarato un’elettrice all’uscita del seggio, elogiando la spontaneità di Jetten e il suo approccio “umano” all’immigrazione. Dopo aver brillato nei dibattiti televisivi, la sera del 29 ottobre il nuovo paladino degli olandesi ha dichiarato davanti ai suoi sostenitori: “Ce l’abbiamo fatta”, riprendendo lo slogan della sua campagna elettorale, “possiamo farcela”, e celebrando la sua vittoria sui populisti tra bandiere olandesi ed europee.

La crescita dei moderati rappresenta una vittoria e una boccata d’aria fresca

In occasione di un voto che molti paesi europei hanno osservato con attenzione per valutare l’influenza crescente dell’estrema destra, 27 partiti si sono contesi i 150 seggi del parlamento olandese con un rigido sistema proporzionale. Se D66 riuscirà a formare un governo, Jetten diventerà il più giovane primo ministro della storia olandese superando Mark Rutte, che nel 2010 aveva assunto l’incarico a 43 anni.

Trattative per governare

Il D66 cercherà probabilmente di costruire un’alleanza con i partiti che hanno ottenuto un buon risultato alle urne – cioè i cristianodemocratici del Christen-democratisch appèl (Appello cristianodemocratico, Cda), che però non hanno ancora sciolto le riserve in merito a un accordo, e con la sinistra ecologista di Groenlinks-Partij van de arbeid (Sinistra verde-Partito del lavoro), il partito guidato da Frans Timmermans che si è dimesso all’annuncio delle prime proiezioni, assumendosi la responsabilità del “fallimento”.

Il D66 dovrebbe anche aprire la porta alla destra liberale del Volkspartij voor vrijheid en democratie (Partito popolare per la libertà e la democrazia, Vvd), che tuttavia non sembra pronto a un’intesa con la sinistra. In questo modo la coalizione potrebbe raggiungere gli 86 seggi. Il condizionale è d’obbligo e sicuramente ci sarà un periodo di lunghe trattative, in un paesaggio politico fortemente frammentato. In ogni caso il risultato è una sconfitta per il Pvv, che perde undici seggi dopo il suo trionfo del 2023.

Dopo il voto

◆ “Se si prendono in considerazione solo i vincitori e vinti si potrebbe pensare che gli elettori olandesi siano tornati a una ragionevole via di mezzo”, scrive il quotidiano olandese De Volkskrant. “Dopotutto i partiti centristi hanno guadagnato seggi, mentre il sostegno al Pvv, partito di estrema destra, si è ridotto considerevolmente. Uno sguardo più attento alla nuova composizione del parlamento, tuttavia, rende chiaro che una primavera di sinistra è lontana. Il blocco progressista ha perso seggi, arrivando a soli 27, mentre quello della destra radicale ne ha guadagnato uno, arrivando a 42. Negli ultimi mesi molti partiti si sono spostati notevolmente a destra. Anche Rob Jetten ha avuto toni di destra durante la campagna elettorale. Ufficialmente il suo partito, il D66, si colloca nel centrosinistra, tuttavia Jetten ha raramente, se non mai, affrontato questioni di politica climatica e ridistribuzione del reddito. Ha fatto una campagna elettorale carica di elementi populisti. Si batte per una politica di asilo più severa, afferma di ‘non sopportare più le strisce pedonali arcobaleno’, stuzzicando i sentimenti degli elettori di destra. Ai comizi del partito la bandiera olandese è improvvisamente diventata molto più visibile di quella europea. Fino a poco tempo fa Jetten indossava una maglietta con lo slogan ‘fanatico per il clima’, ora si presenta come ‘Rob the builder’: vuole costruire dieci nuove città il più rapidamente possibile grazie alla deregulation, una linea tradizionalmente di destra. Per massimizzare i risultati elettorali il D66 voleva attingere sia al bacino di sinistra sia a quello di destra, e ci è riuscito”.


La crescita dei moderati rappresenta comunque una vittoria e una boccata d’aria fresca in un paese impantanato nell’inerzia, nell’instabilità e nelle divisioni fin dal 2023. Rob Jetten diventa così un simbolo di rinnovamento davanti all’ascesa dei populismi in Europa, ma avrà il compito difficile di fronteggiare un’estrema destra che resta molto presente. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1639 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati